Nel 1934, quando arrivò a São Paulo per ricoprire la cattedra di Sociologia all’università, Lévi-Strauss nutriva per l’antropologia una passione ancora vaga, non completamente defi nita. In Brasile, però, la curiosità per le culture indigene e il desiderio di visitare un paese in gran parte inesplorato lo spinsero a organizzare una serie di ricerche «sul campo»: è il primo contatto con le tribù autoctone, delle quali poté conoscere direttamente usanze e vita quotidiana.
Di ritorno in Francia, Lévi-Strauss lasciò calare il silenzio su quell’esperienza: non una parola che ricordasse le difficoltà, i rischi che gli incontri con le civiltà indigene gli avevano procurato. Poi, quindici anni più tardi, arrivò finalmente la decisione di raccontare ciò che aveva visto e vissuto. Il risultato fu
Tristi Tropici, un testo destinato a cambiare per sempre le sorti dell’antropologia, in parte saggio, in parte memoriale e in parte racconto vivo ed emozionante in cui si intrecciano descrizioni degli uomini e della natura, aneddoti, considerazioni filosofiche e disavventure di ogni giorno. Villaggi indigeni, piccole colonie del Vecchio mondo e accampamenti di cercatori d’oro: emerge da queste pagine, fra le più amate di Lévi-Strauss, un’umanità multiforme accomunata dallo sforzo di sopravvivere in un ambiente estremo, che spinge al limite la capacità di adattamento della nostra specie.
Ed è proprio in questo fondo di coraggio e caparbietà, di meraviglia per lo spettacolo naturale, di infinita curiosità per il mondo e le sue molteplici forme, che Lévi-Strauss rintraccia la radice dei suoi studi: «Ho cercato la mia strada molto a lungo… In etnologia sono un completo autodidatta. Una prima rivelazione l’ho avuta per ragioni inconfessabili: smania d’evasione, desiderio di viaggiare». Ancora oggi, a cinquant’anni dalla prima pubblicazione di
Tristi Tropici – che il Saggiatore presenta con un ricco apparato iconografico –, sono questi medesimi sentimenti a tenere avvinti i lettori.
Claude Lévi-Strauss
Claude Lévi-Strauss (Bruxelles, 1908 - Parigi, 2009) è stato il padre dell’antropologia. Dal 1960 il Saggiatore pubblica in Italia le sue opere, tra cui Antropologia strutturale (2015), Tristi Tropici (2015), Il pensiero selvaggio (2015), La via delle maschere (2016), Il crudo e il cotto (2016), Mito e significato (2016), Antropologia strutturale due (2018), Lettere ai genitori (2018), Lo sguardo da lontano (2020), Antropologia strutturale zero (2022).
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Rassegna stampa
Che senso ha oggi parlare di Lévi-Strauss?
Il Giornale di Letterature e Filosofie
04 gennaio 2019
04 gennaio 2019