Seducente ed eterea, volubile e ostinata. Fragile, fragile. Liz Taylor è stata l’ultima vera diva di Hollywood, di cui ha incarnato tutte le intemperanze e le ossessioni, le luci fulgide dei proiettori e gli impietosi angoli d’ombra dei retroscena: bambina prodigio, poi icona in ascesa, infine mito immortale nei panni di Cleopatra – iperbole di esotismo e bellezza che ha fatto sognare il pubblico degli anni sessanta. Lei, la gatta sul tetto che scotta, la bisbetica domata e l’insaziabile Venere in visone. Lei, piccola donna ma grandissima. E fragile, fragile. Motore, azione: un film dopo l’altro, senza riposo. Vivere decine di vite in una sola, questo le è chiesto; amare ogni uomo e nessuno, nascere e morire continuamente nell’istante di una pellicola, fino a non distinguere più ciò che è reale da ciò che è solo rappresentazione, scenografia, messinscena. Di nuovo: motore, azione; nella vita come nel cinema, un bacio – era vero o seguiva il copione? –, un addio, un altro, le lacrime che rigano la cipria prima che le luci si affievoliscano e il set torni deserto, lasciandola in preda alle sue emozioni, esasperatamente piena, disperatamente vuota. Liz Taylor è una penetrazione delicata e violenta nel cosmo interiore senza più un centro, buio, lucente, di una delle personalità più affascinanti del nostro tempo, e una riscrittura poetica dei riti di passaggio che ne hanno segnato l’esistenza – dell’attrice e della donna, inscindibili, sempre. Jean-Paul Manganaro traduce in immagini e parole le cecità e i silenzi di un’anima tormentata dai fantasmi del successo, da una solitudine impossibile eppure necessaria, dai sogni altrui cui è stata costretta a prestare un corpo, una gamma di espressioni, una voce. Superando i limiti della biografia, Manganaro restituisce una storia che è insieme personale e assoluta, in cui la vicenda di Liz Taylor si discioglie in quella di chi la racconta, fino a identificarsi con essa, in una trascrizione lirica densa di spazi bianchi, dove la vita – ogni vita – è sublimata, trascesa. Rivelata.
Jean-Paul Manganaro è professore emerito di Letteratura italiana contemporanea all’Université de Lille 3. Per Seuil ha pubblicato Le Baroque et l’Ingénieur. Essai sur l’écriture de Carlo Emilio Gadda (1994) e Italo Calvino. Romancier et conteur (2000). Ha tradotto in italiano opere di Artaud e Deleuze e, in francese, romanzi e saggi di Gadda, Tomasi di Lampedusa, Calvino, Testori, Mari, Del Giudice, oltre alle Opere di Carmelo Bene. Con il Saggiatore ha pubblicato Federico Fellini (2014).
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