Dagli anni settanta il neoliberismo ha modificato radicalmente il volto dell'economia mondiale con il risultato di un lento e inesorabile riassetto dei poteri dello stato che è giunto a minare alla base la giustificazione stessa dello stato-nazione. I processi di privatizzazione hanno dilatato la dimensione finanziaria del mercato, imponendosi come «un'etica in sé, capace di fungere da guida a tutte le azioni umane e di sostituire tutte le condizioni etiche coltivate in precedenza». David Harvey traccia la storia economico-politica delle origini del neoliberismo e spiega la sua fortuna sulla scena mondiale. Se la Thatcher e Reagan sono spesso citati come i principali artefici e sostenitori della svolta neoliberista, l'autore mette in luce come a questa «rivoluzione» abbiano contribuito le politiche di vari paesi, dal Cile alla Cina al Messico. Considerando gli elementi di continuità e di rottura fra il neoliberismo di stampo clintoniano e la svolta recente impressa da George W. Bush verso un imperialismo neoconservatore, Harvey getta le basi non solo per analizzare i rischi politici ed economici del presente, ma anche per valutare le alternative più attente alle problematiche sociali avanzate da diversi movimenti di protesta.
David Harvey
David Harvey, Distinguished Professor di antropologia al Graduate Center presso la City University of New York, ha insegnato a Oxford e alla Johns Hopkins University. Tra le sue opere Giustizia sociale e città (Feltrinelli, 1978). Per il Saggiatore ha pubblicato nel 1993 La crisi della modernità (dal 2002 in Net), nel 1998 L'esperienza urbana e nel 2006 La guerra perpetua.
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