Quand'è che uno sbaglio diventa più grande della propria esistenza, o così eclatante che la vita stessa ci sembra una completa disfatta?
Per anni, se avesse dovuto spiegare la parola «fallimento», a Charlotte Van den Broeck sarebbe bastato indicare la sagoma della piscina comunale della sua città natale, che, per via di difetti di progettazione, non è mai rimasta aperta per più di tre mesi di fila, fino alla chiusura definitiva. È da qui che prende avvio il desiderio dell’autrice di indagare il sottile confine tra gloria e disgrazia tracciato da creatività e ambizione: avventurandosi in prima persona in biblioteche dove i libri stanno marcendo per la troppa umidità e in caserme gigantesche in cui sono stati dimenticati i bagni, e passando per edifici celebri come la chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane a Roma o Villa Ebe a Napoli, Van den Broeck ricostruisce in queste pagine le storie di architetti che di fronte al disastro hanno scelto la morte o l'oblio e di geni incompresi destinati a essere ricordati solo per i loro errori, di irrimediabili difetti di costruzione contrapposti a una ricerca incessante di purezza e complessità; le stesse cose in fondo che, nel nostro piccolo, inseguiamo anche noi.
A metà tra il memoir e il saggio narrativo, Salti mortali riesce a raccontare con ironia e profondità il rapporto ambiguo che da sempre esiste tra l'artista e la sua opera, e tra creazione e sacrificio. Un libro che ci mostra come sia solo davanti alle ceneri fumanti di una catastrofe che possiamo comprendere come sia anch'essa, a suo modo, una forma di capolavoro.
Traduzione di David Santoro
Charlotte Van den Broeck (Turnhout, 1991), scrittrice e poeta, ha pubblicato tre raccolte di poesie tra cui Timone notturno (2023), grazie a cui ha vinto il premio Paul Snoek. Salti mortali è il suo primo lavoro in prosa.
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