Parigi, l’estate di un anno come tanti. Un uomo perbene, onesto, padre di famiglia, esce di casa, accompagna i figli a scuola, entra in ufficio, accende lo schermo del computer. L’immagine è lì, lo aspetta. L’immagine di un bambino su una spiaggia. Nessun cielo a sovrastarlo. Il mare fermo, immobile. Il corpo fermo, immobile. Il bambino non si muove. A muoversi sono gli sguardi di chi lo osserva, e tutti, nel mondo, quel giorno di un anno come tanti, lo osservano.
Per l’uomo è l’inizio di un’ordalia silenziosa, uno scavo che ha i contorni della rivelazione: perché quell’immagine – così simile a un’altra che aveva già incontrato, qualche tempo prima, nel buio di una sala cinematografica – lo contagia, lo infesta, finché l’uomo non riesce a pensare ad altro, a lavorare, a dormire. È un’apocalisse, quell’immagine, scatenata su una vita comune e – come ogni apocalisse – trasformerà l’uomo, lo farà nuovo, svelandolo a se stesso.
Traduzione di B. Alessandro D’Onofrio
Pierre Demarty è editor di letteratura straniera per Éditions du Seuil e traduttore. Oltre a Nessun cielo, uscito in Francia nel 2017, ha pubblicato Manhattan Volcano (Les Belles Lettres, 2013) e En face (Flammarion, 2014).
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