Il processo è il più celebre tra i romanzi di Franz Kafka. Pubblicato postumo dal curatore e amico Max Brod contro la volontà dell’autore, che lo aveva destinato alla distruzione, in questa nuova traduzione torna a essere presentato nella sua forma originaria.
Dopo molti ripensamenti, nel luglio 1914 Kafka prende la decisione di recarsi a Berlino per sciogliere il fidanzamento che lo lega a Felice Bauer. Il già difficile colloquio avviene in una stanza d’albergo, alla presenza della sorella e di un’amica di lei. Nei suoi diari, lo scrittore paragona quel con- sesso a un «tribunale». Che sia o no una coincidenza, di lì a qualche settimana inizierà a lavorare a una nuova opera narrativa, che intitolerà proprio Der Proceß: «il processo».
Una mattina Josef K., protagonista del romanzo, viene dichiarato in arresto. Non ha fatto nulla, sa di non aver commesso alcun reato, eppure è proprio lui che cercano. Immaginando un grottesco disguido, Josef sceglierà allora di reagire come la sua mentalità pratica gli suggerisce: con la ragione. Ma la ragione nei romanzi di Kafka serve a poco o nulla. La colpa di Josef K., qualunque essa sia, richiede un castigo, che si dispiega nella sua arbitrarietà non solo nella condanna finale, ma in tutto ciò che avviene in mezzo: dover lottare ogni giorno tra avvocati, interrogatori e udienze per raggiungere la libertà.
In questo romanzo il senso di una medesima, surreale claustrofobia finisce per avvolgere anche il lettore. Pagina dopo pagina, una vita libera dalle circostanze esterne, dalle convenzioni sociali, dal potere dell’Altro su di noi, appare infatti sempre più irraggiungibile. Una consapevolezza che è frutto di una capacità unica di Franz Kafka: riuscire a farci osservare dentro noi stessi con una precisione quasi dolorosa; senza filtri, senza alibi, senza false illusioni.
Traduzione di Valentina Tortelli
Franz Kafka è nato a Praga nel 1883 e morto a Kierling nel 1924.
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