Se la poesia nasce dallo scontro tra struttura sintattica e struttura metrica, cioè tra organizzazione logica del discorso e sorpresa musicale della lingua, poche testimonianze poetiche del secondo Novecento hanno prodotto un attrito paragonabile a Composita solvantur.
Ultima raccolta di Franco Fortini – che mai come in queste pagine indaga e mette alla prova la frizione fra privato e pubblico, antichità e modernità, uomo e natura, vita e morte –, quest’opera pone al suo centro il tema della dissoluzione, della decomposizione, della riduzione alle particelle elementari: un processo trasformativo che rintraccia negli elementi minuti di ogni esistenza – umana, animale, vegetale – un carattere universale.
Scritte tra il 1984 e il 1993, le poesie di Composita solvantur stupiscono non solo per la varietà delle soluzioni adottate – dalle terzine dantesche agli «scherzi» in rima baciata –, ma anche per la densità dello stile. Una «poesia dell’intelligenza», per citare Pier Vincenzo Mengaldo, «rarissima in questi tempi viscerali».
Franco Fortini (Firenze, 1917 - Milano, 1994) è stato uno dei massimi intellettuali e poeti italiani del Novecento. Ha insegnato Storia della critica letteraria all’Università di Siena. La sua opera in versi comprende Foglio di via e altri versi (1946), Poesia ed errore (1959), Una volta per sempre (1963), Questo muro (1973), Paesaggio con serpente (1984) e Composita solvantur (1994). La sua produzione saggistica comprende, oltre a Verifica dei poteri, I cani del Sinai (1967) e i Saggi italiani (1974 e 1987). Si ricorda inoltre la raccolta L’ospite ingrato (1966 e 1985). Ha tradotto, fra gli altri, Flaubert, Élouard, Kierkegaard, Gide, Brecht, Proust, Weil, Goethe, Queneau, Enzensberger e Kafka.
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