Per vincere una guerra occorre innanzitutto conoscere a fondo la propria identità culturale e sociale, e avere la certezza che la causa per cui si combatte sia giusta. Concepito tra il 1939 e il 1941, anno dell’attacco di Pearl Harbor che segnò l’ingresso degli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale, America allo specchio è il saggio che Margaret Mead dedica alla cultura del suo paese.
L’antropologa si addentra nelle viscere del popolo americano e lo riconduce con estrema lucidità alla sua origine. Attraverso la comparazione con le società europee e alcune società primitive, rivela debolezze e punti di forza degli Stati Uniti tracciando un impressionante quadro di tradizioni e comportamenti. La smania di superare la condizione economica e sociale di partenza, la competizione inculcata in famiglia sin da bambini, lo sforzo e l’impegno come stili di vita, la ricompensa vista in termini di ricchezza e successo, l’ottimismo esasperato, l’audacia, la fiducia in sé e la fede nella propria missione civilizzatrice: questi sono i tratti fondanti il carattere della nazione, ieri come oggi.
America allo specchio è un testo fondamentale per comprendere le radici della mentalità di un popolo la cui ideologia e le cui scelte politiche hanno dominato e tuttora dominano gli equilibri del nostro mondo.
Traduzione di Lina Franchetti e Ada Arduini
Margaret Mead (1901-1978) ha iniziato la carriera di antropologa a ventitré anni, con un’importante indagine alle Samoa sul passaggio fra adolescenza ed età adulta, sfociata nel saggio L’adolescenza in Samoa. In seguito ha pubblicato una quarantina di opere e si è occupata dei rapporti fra psicologia, biologia e cultura; in questo saggio e in Maschio e femmina (il Saggiatore, 1962) anche della condizione femminile.
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