Passione e ideologia, di questo era fatta la vita di Lucio Magri. Una passione lucida, incrollabile e una riflessione politica nutrita dallo studio febbrile, dal desiderio di comprendere la realtà storica e sociale nelle sue trasformazioni. Dagli anni del boom alla Primavera di Praga, dal Sessantotto alla fondazione del manifesto e del Pdup, dal compromesso storico alla fine del Pci e all’avventura naufragata della rifondazione di un nuovo partito comunista, lo sguardo critico e gli scritti di Magri hanno attraversato la seconda metà del Novecento.
I saggi qui raccolti – articoli, relazioni politiche, interventi parlamentari – rappresentano una testimonianza unica dei passaggi cruciali della storia del nostro paese. Una storia collettiva, quale è stata quella di Magri, fatta di incontri e congressi, scontri e riconciliazioni, comitati, redazioni, compagni e amici, come ben raccontano la prefazione di Luciana Castellina e l’ultima, preziosa intervista prima della morte, realizzata da Famiano Crucianelli e Aldo Garzia.
Alla ricerca di un altro comunismo non è solo un omaggio all’intellettuale più rigoroso che abbia avuto la sinistra italiana, ma uno strumento affilatissimo, fondamentale per capire l’attuale catastrofe. È la traccia di un’avventura irripetibile, del dirigente forgiato nella generazione dei grandi, del militante «eretico», di una vocazione rivoluzionaria inarrestabile, almeno finché il pessimismo non ha avuto la meglio sulla volontà.
Lucio Magri (Ferrara 1932), esponente della sinistra critica del Pci, fu tra i fondatori, nel 1969, del manifesto, di cui fu anche direttore. Radiato dal partito nel 1970, divenne segretario del Pdup (Partito di unità proletaria) dal 1976 al 1984. Fu richiamato nella Direzione del Pci, dopo che il Pdup vi confluì sulla base della profonda svolta imposta da Berlinguer. Alla proposta di scioglimento del Pci, Magri fu il primo a opporsi e a organizzare un largo fronte del no. Dopo la scissione accettò di presiedere il gruppo parlamentare di Rifondazione comunista, ma si dimise quando gli parve che al nuovo partito mancassero forza e volontà per una vera rifondazione e gradualmente rinunciò alla politica attiva. Dal 2000 al 2005 ha diretto una nuova e autonoma serie della Rivista del manifesto.
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