«Siamo giunti alla conclusione che dovevamo smettere di inseguire un’immagine ideale del cinema. Ci siamo detti: che cosa ci appartiene veramente, che cosa sappiamo fare? Ecco, scrivere mi è servito a meditare su questo e a confrontarmi con mio fratello.» Tra gli anni novanta e il primo decennio del nuovo secolo Jean-Pierre e Luc Dardenne hanno dato vita ad alcuni tra i film più memorabili del panorama mondiale: opere crude e innovative, capaci di offrire un nuovo linguaggio al realismo e di incontrare il favore di critica e pubblico. Fatto meno noto, la loro realizzazione ha coinciso per Luc con la stesura di un diario, nel quale ha riversato le riflessioni che i due registi hanno condiviso fuori e dentro il set: la scelta degli attori e le decisioni sulle sceneggiature, l’invenzione di Rosetta e le inquadrature di L’Enfant, le teorie filosofiche e le idee per i nuovi progetti, le letture fatte e i film visti – da Federico Fellini a Robert Bresson, fino a Nanni Moretti –, le questioni religiose e sociali e l’attualità – dai piccoli fatti di cronaca agli attentati di Parigi e Bruxelles del 2014-2016.
Addosso alle immagini, questa sorta di diario- specchio, è un viaggio nel cinema dei fratelli Dardenne: un contenitore di pensieri, ognuno dei quali è un frammento nella costruzione di un immaginario di rara nitidezza e complessità. Un’opera che ci rivela cosa avviene nella mente di un regista prima che l’occhio si posi sulla macchina da presa.
Edizione italiana a cura di Stefania Ricciardi
Luc Dardenne (Awirs, 1954) è un regista, sceneggiatore e produttore belga. Insieme al fratello Jean-Pierre (Engis, 1951) è stato premiato con la Palma d’oro per le pellicole Rosetta (1999) e L’Enfant – Una storia d’amore (2005), e con il Prix Lumière (2020), massimo riconoscimento del cinema francofono, per l’insieme della loro opera.
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