Salire su un palco, ascoltare per un istante il suono del silenzio, sintonizzarsi sulle vibrazioni del pubblico in attesa. Iniziare a suonare, perdersi. E allo stesso modo, con la stessa intensità, viaggiare, conoscere, scoprire, incontrare: ritrovare, negli altri, la stessa passione, la stessa ostinazione, e – come un pirata gentiluomo – riportare quel tesoro a casa, in Italia, sull’isola, in Sardegna, a Berchidda, a Tucconi, «il luogo del cuore». È di questo movimento incessante, circolare, che parla Paolo Fresu in questo piccolo libro che è un’accorata testimonianza del suo impegno, di uomo e di artista, perché il mondo di domani abbia un volto diverso da quello di oggi. Un mondo in cui non si costruiscono muri fra le culture, ma si gettano ponti, perché ci si possa incontrare e scambiare storie. Come avviene da anni al festival che Paolo Fresu organizza a Berchidda, sprofondando la musica nella magia dei colori e dei profumi del mirto, del cisto e dell’elicriso, con il sole che sorge a levante dietro l’isola di Tavolara. Poeta della parola non meno che delle note, Paolo Fresu incanta: che racconti il suo primo incontro con il jazz, un tempo considerato – specie nei rigidi ambienti del Conservatorio – «la musica del diavolo», o che descriva il trionfo di un’alba sul Mediterraneo, la sua voce ha il dono antico dei cantastorie, e la stessa generosità: sono queste qualità a rendere La musica siamo noi non solo un’autobiografia artistica, ma anche un canto d’amore per la musica. Un canto – ci ricorda Paolo Fresu – di cui tutti noi, anche se pensiamo di averle dimenticate, conosciamo le parole.
Paolo Fresu (Berchidda, 1961) è uno dei più grandi trombettisti del mondo. Ha suonato in ogni continente e con tutti i più importanti artisti jazz degli ultimi trent’anni. Ha registrato oltre trecentocinquanta dischi, creato l’etichetta discografica Tǔk Music e fondato il festival internazionale Time in Jazz di Berchidda, in Sardegna.
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