Bella ciao è il racconto di un pezzo di storia della musica italiana rimasto volutamente lontano dalle classifiche e dai circuiti ufficiali, ma fondamentale per la costruzione della nostra identità nazionale e politica. Un libro che ci ricorda le appassionanti (e animate) origini di una canzone divenuta inno della lotta per la libertà in tutto il mondo.
«Bella ciao» è una e trina. Nell’immaginario collettivo, è il brano simbolo della Resistenza partigiana. I più però dimenticano che è anche il nome di uno spettacolo di «canzoni popolari italiane» che tanto fece scalpore al Festival dei Due Mondi di Spoleto del 1964, e del 33 giri a firma del Nuovo Canzoniere Italiano che quello spettacolo fissò su disco, entrambi con un ruolo cruciale nella diffusione della canzone. In queste pagine Jacopo Tomatis attraversa le vicende del progetto culturale che ruota intorno a «Bella ciao» nella sua triplice forma e ne ricostruisce la fortuna in anni di profondi mutamenti sociali: dalle prime apparizioni durante la Seconda guerra mondiale alla prima versione registrata – quella di Yves Montand –, fino al successo discografico e alla sua trasformazione in simbolo dell’incontro fra politica e musica.
Quella di Tomatis è l’esplorazione di un brano iconico; un’indagine capace di stare in equilibrio tra fatti e leggende, revival e interpretazioni errate, che riesce a smantellare la mitologia di una canzone senza sminuirne il fascino e l’importanza. Perché, sicuramente, «Bella ciao» è stata, ed è ancora, un oggetto divisivo: «Cantarla – o non cantarla – rappresenta una scelta ben precisa».
Jacopo Tomatis (Mondovì, 1984), musicologo, giornalista, musicista, insegna Popular Music ed Etnomusicologia all’Università di Torino. Per il Saggiatore ha pubblicato Storia culturale della canzone italiana (2019) e curato il libro di interviste di Lucio Dalla E ricomincia il canto (2021).
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