Nell’anno del 1448 Vlad Tepes sale al trono della Valacchia. Il suo regno resiste immutato allo scorrere del tempo. Nel corso dei secoli dà alle fiamme castelli e villaggi, prende in ostaggio popoli interi e fa impalare donne e bambini. Interra uomini, li fa decapitare, li arrostisce come maiali o li sgozza come agnelli. Quando una delle sue amanti si dichiara gravida per trattenerlo a sé, Vlad le squarcia il ventre. Il suo regno è eterno. Il suo regno è oggi. Nella babelica Città del Messico la vita di Yves Navarro scorre placida: è un uomo felice, con un buon lavoro e una splendida famiglia. Un giorno, di colpo, il destino lo trascina su lidi mai immaginati: di fronte all’uomo che regna non solo sul tempo, ma sull’eternità tutta. Opera poliedrica, Vlad gioca con i tòpoi del romanzo gotico e intesse una fitta rete di richiami ai classici del genere, da Bram Stoker a Sheridan Le Fanu, e a film come Nosferatu di Murnau e Dracula di Tod Browning. Affresco di Città del Messico e delle sue contraddizioni, scavo nella vita sentimentale di una coppia borghese, meditazione sulla perdita, il romanzo stupisce per le invenzioni stilistiche di Fuentes, capace di eccessi granguignoleschi come di slanci lirici, e arricchisce il mito del vampiro con un Dracula personalissimo, simbolo della paura della morte e dell’aspirazione dell’uomo all’eternità.
Carlos Fuentes (1928-2012) è considerato uno dei maestri della narrativa messicana e uno dei più importanti romanzieri contemporanei. Ha vinto il Premio Cervantes, massimo riconoscimento per un autore di lingua spagnola, e il Premio Prìncipe de Asturias de las Letras. Fra i suoi romanzi ricordiamo La morte di Artemio Cruz, Aura, L'ombelico della luna e Gli anni con Laura Díaz (tutti pubblicati in Italia dal il Saggiatore). Ha svolto anche un'importante opera di giornalista e saggista (Tutti i soli del Messico, il Saggiatore) ed è stato ambasciatore del Messico in Francia.
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