Il più straordinario fra tutti i suoni, il più diffuso. È il suono dell’isolamento. E Miles Davis l’ha venduto a milioni di persone. Ma
Kind of Blue non è solo la Bibbia dei jazzisti, l’album che ogni appassionato dovrebbe conoscere. È il frutto di movimenti artistici, filosofi i e culturali che hanno dato forma al Novecento, è la scintilla di un nuovo modo di fare musica, di utilizzare gli strumenti e inventare sonorità. Un nuovo modo di fare musica che ha investito tutto il ventesimo secolo. Richard Williams evoca l’essenza del capolavoro meditativo e malinconico di Davis a partire dalla storia della sua creazione, poche miracolose ore dell’agosto 1959 in una chiesa sconsacrata di Manhattan convertita a studio d’incisione, e ne individua le connessioni con differenti riflessioni culturali del suo tempo: le ammalianti tavolozze impregnate di blu di Picasso, Matisse e Yves Klein, le architetture minimali di Mies van der Rohe, il mito letterario dell’uomo isolato, enigmatico, disilluso, libero di Jean-Paul Sartre e della Beat Generation. Ripercorrendo le cadenze dell’album lungo un labirinto sonoro di cinque decadi,
The Blue Moment guarda a grandi del jazz come John Coltrane, Keith Jarrett e Chick Corea; a compositori dell’avanguardia come Steve Reich, Terry Riley e La Monte Young; a leggende del rock come i Velvet Underground e Brian Eno, oltre che al padrino del soul, James Brown: ciascuno a modo proprio infl uenzato fortemente dalla presenza indelebile di
Kind of Blue. Richard Williams scrive una lettera d’amore, quasi un’affermazione di fede: «Quando ti innamori di
Kind of Blue vorresti continuare a comprarlo».
Richard Williams
Richard Williams, giornalista e scrittore inglese, è editorialista del Guardian. Tra le sue pubblicazioni, le biografie di Bob Dylan e Ayrton Senna. Vive a Londra.
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