«Sono nato nel 1875 a Lubecca, secondo figlio di Johann Heinrich Mann, commerciante e senatore della Città Libera, e di sua moglie Julia da Silva-Bruhns. Mentre mio padre era nipote e pronipote di cittadini di Lubecca, mia madre era venuta al mondo a Rio de Janeiro, figlia di un piantatore tedesco e di una brasiliana creola-portoghese, che a sette anni si era trasferita in Germania. Di tipo decisamente latino, era da giovane una bellezza molto ammirata e dotata di straordinario senso musicale. Se ricerco l’origine ereditaria delle mie attitudini, non posso fare a meno di pensare ai celebri versi di Goethe e di notare che anch’io devo a mio padre la “seria condotta di vita”, a mia madre invece il “carattere gaio”, vale a dire la sensibilità artistica e, nel più vasto significato delle parole, la “gioia di raccontare”. Aborrivo la scuola e sino alla fine non soddisfeci alle sue esigenze. La disprezzavo come ambiente, criticavo i modi dei suoi potenti rappresentanti e mi trovai presto in una specie di letteraria opposizione al suo spirito, alla sua disciplina, e ai suoi metodi di ammaestramento. La mia indolenza, necessaria forse alla mia crescita particolare; il mio bisogno di molto tempo per l’ozio e per le tranquille letture; e una vera pigrizia mentale, della quale soffro anche oggi, mi rendevano odioso l’obbligo scolastico e fecero sì che lo trascurassi con sdegno.»
L’autobiografia del grande romanziere tedesco corre attraverso il Novecento, dall’infanzia in Germania alla scrittura del Doctor Faustus, dagli anni del nazismo all’esilio negli Stati Uniti. Una testimonianza straordinaria fra storia e scrittura, fra letteratura e vita.
Traduzione di Ervino Pocar
Thomas Mann (1875-1955), premio Nobel nel 1929, è uno degli scrittori più significativi della letteratura europea di ogni tempo. Tra i suoi capolavori, oltre a Doctor Faustus, figurano I Buddenbrook, La morte a Venezia e La montagna incantata.
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