Cime irraggiungibili, disumani silenzi e vertigini solari. Sono questi i luoghi della poesia di Victor Segalen: preghiere dedicate al Vuoto e all’Altezza, all’Infinito e al Diverso, raggrumate nelle sue due uniche raccolte in versi, Odes e Thibet, e consegnate ora per la prima volta al lettore italiano.
Medico della Marina francese, viaggiatore e archeologo, Segalen è stato il naturale successore dei suoi connazionali e maestri Charles Baudelaire e Arthur Rimbaud, con i quali condivide l’immaginario lirico e metrico e le mappe interiori di un voyage da consumarsi sublimemente tra le geografie ignote della propria fantasia. Spirito inquieto – si spinse dalla Francia agli Stati Uniti, dal Giappone all’Africa, dalla Manciuria alla Polinesia –, Segalen viaggiava più per ossessione che per piacere, più per inerzia che per diletto: marinaio, odiava il mare; storico dell’arte, era convinto che la bellezza risiedesse nell’immaginazione e non nelle tracce dell’essere umano sulla Terra. Anche per questa sua smisurata e apolide sensibilità, arrivato in Cina, dove le due raccolte sono ambientate, ciò che lo coinvolse non furono le miserie e lo splendore dell’Impero, ma la sottile, invisibile soglia che separa il regno degli uomini da quello degli spiriti, di cui si odono canti nascosti tra le rocce che il poeta è convocato ad ascoltare.
Con la traduzione e la cura di Federico Pietrobelli e un illuminante scritto di Giorgio Agamben, Preghiera orientale è l’ultimo lascito di una delle voci più abissali della poesia moderna, e un invito commovente al silenzio e alla meditazione.
A cura di Federico Pietrobelli
Postfazione di Giorgio Agamben
Victor Segalen (1878-1919) è stato uno dei più importanti poeti francesi di inizio Novecento. Medico di Marina, archeologo e scrittore, amico e collaboratore di Claude Debussy, le sue due opere poetiche più importanti sono Odes e Thibet.
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