Romanzo enciclopedico non per vocazione, ma per necessità, Persona informata sui fatti è anche, e soprattutto, la testimonianza tormentata del lento, implacabile deteriorarsi della memoria: immagini ossessive, scarti imprevedibili, brusche analogie si susseguono, combinando passato e presente e futuro con lucidità innegabile eppure sottratta alle rigidità della logica. «Vedo salire il disordine che sin qui ha affollato i bianchi fogli incolpevoli» confessa il narratore, e riconosce disarmato che un caos serpeggiante sta abbattendo, una a una, le difese «delle trame che si intersecano». Allora i pensieri si aggrovigliano e, guardando indietro, sembra che tutto avvenga contemporaneamente, che si possa parlare dell’oggi con i fantasmi di ieri, che la vita si sviluppi sotto il nostro sguardo «in un frenetico rincorrersi, come in una immensa video room». Eppure, nonostante la fatica e l’affanno di ricostruire il passato, il narratore è incrollabile nella sua determinazione: persuaso che «la Vera Storia è segreta», cioè occultata, secretata, combatte una battaglia impari contro chi vuole «negare i fatti» perché non diventino mai memoria (collettiva questa volta), e non ha intenzione di darsi per vinto. Così, torna e ritorna con tenacia su alcuni momenti chiave del Novecento, dalle purghe «staliniste» di Chiang Kai-shek all’invasione del Tibet ordinata da Mao Tse-tung, dall’abdicazione di Mohammed Zahir Shah alla guerra in Afghanistan, nella speranza mai fossilizzata di sciogliere l’enigma della storia. Un’identità sola allora non gli basta, e deve crearne di nuove, altre «persone informate sui fatti» attraverso cui indagare in presa diretta gli angoli ancora oscuri della nostra storia recente. Fioriscono dunque spie e rivoluzionari, terroristi e metapsichici: tutti fingono di essere ciò che non sono, e più di tutti il narratore stesso. «Mi preoccupava molto l’essere potenzialmente riconoscibile e il venire smascherato» dice, ammettendo di aver contratto «la dipendenza dal travestimento, dallo pseudonimo, dal trucco così leggero da sembrare inesistente.» Chi è allora? Chi si cela dietro il racconto di «mito biografie false o immaginarie, relazioni e conoscenze inesistenti, esperienze mai vissute»? Anglocinese, sudamericano, italiano, agente segreto e sovversivo, giornalista e commediante, il narratore fa dell’inattendibilità la cifra del suo travagliato memoriale, del quale non sacrifica però l’onestà: si trasformano i ruoli, mutano città e continenti, si avvicendano le maschere, ma la testimonianza – lucida, perspicace, accorata – è una.
Arrigo Arrigoni è uno scrittore italiano, grande esperto di musica jazz. Ha pubblicato Soterini di cloro (Sugarco, 1962), Jazz foto di gruppo (il Saggiatore, 2010).
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