Principe delle tenebre, angelo diabolico del jazz, instancabile, rabbioso Miles. Artista lontano dai compromessi, cercò di rivoluzionare la musica seguendo un proprio demone che pretendeva di ascoltare solo se stesso. Sono trascorsi quasi vent’anni dalla sua morte, ma Miles Davis continua a essere l’incarnazione del jazz moderno, inteso come forma musicale misteriosa, esotica e lontana da qualsiasi definizione. Senza scadere nell’agiografia, attraverso quattordici punti cardine delle sue incisioni discografiche Richard Cook scandisce i momenti della ricerca di Miles, della sua rincorsa a una musica ogni volta diversa, passando dal bebop al modale al jazz-rock. L’autore alza il sipario sulle session del trombettista svelando l’alchimia che veniva a crearsi in sala d’incisione e sul palco, gli scontri e le amicizie che portavano alla scelta dei musicisti e alla composizione dei brani. Da Birth Of The Cool a Miles Davis & Quincy Jones Live At Montreux, passando attraverso successi come Kind Of Blue e Nefertiti, in ciascun capitolo Cook focalizza l’attenzione sulla realizzazione di un singolo disco e, tra registrazioni live e in studio, ci fa scoprire l’abilità con cui il musicista cambiava approccio a seconda che stesse suonando in un locale notturno oppure dovesse affrontare un paziente lavoro in sala d’incisione. Miles, definito il Picasso del jazz per la capacità di dare vita a molteplici espressioni artistiche, non aveva però in comune con il pittore la gioia di vivere. Un costante malessere lo attanagliò fino a portarlo al tracollo: infinite ricadute nella tossicodipendenza, continui scontri con la polizia, un grave incidente automobilistico che lo condannò a sopportare problemi di salute di ogni tipo, e rapporti umani sempre più burrascosi. Mai niente però gli impedì di sperimentare con la sua tromba, tanto che riuscì a giocare e a mettere in musica anche il suo arresto. Le innumerevoli e, come le definisce Cook, «più o meno autorizzate » registrazioni incise nell’arco della sua carriera formano un’opera omnia straordinaria e vasta, qui raccolta nella discografia ufficiale curata da Enrico Merlin.
Richard Cook
Richard Cook (1957-2007), critico di musica per il New Statesman e il Sunday Times, è stato direttore di Jazz Review e di The Wire.
Ha pubblicato Richard Cook’s Jazz Encyclopedia (2005) e la monumentale
The Penguin Guide To Jazz Recordings (1992) insieme a Brian Morton.
Come critico jazz, ha condotto trasmissioni radiofoniche per la BBC.
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