Critici, musicologi e appassionati di musica hanno sempre guardato alla vita e all’opera di Stravinsky con cipiglio entomologico, mossi da una libido nominandi che voleva ridurre quella vita e quell’opera in categorie, defi nizioni, etichette. Del resto Igor Stravinsky, nel corso della sua carriera lunga quanto il Novecento, ha giocato con la musica, attraversando generi e stilemi, alternando ritmi primitivi, propri della tradizione popolare russa, e sonorità neoclassiche: i suoi più alti esiti artistici vivono di contrasti apparentemente insanabili, di ossimori, di inesausta tensione.
Proprio per questo, suggeriscono Louis Andriessen ed Elmer Schönberger nell’Orologio apollineo, la straordinaria pluralità di linguaggi che caratterizza l’opera di Stravinsky non può essere considerata frutto di una parabola creativa sezionabile in fasi distinte e contraddittorie: si tratta piuttosto di una consapevole espressione della molteplicità del pensiero creativo stesso.
In queste pagine, sospese fra musicologia e romanzo – dove a romanzo si dia il senso di un modo buffonesco di vedere il mondo come arena di un perpetuo contrasto –, rivive il genio di Stravinsky, che fluisce nella sua musica sempre esprimendo una fortissima e consistente unitarietà di pensiero e di prassi compositiva. Per ascoltare Stravinsky bisogna quindi deporre ogni pregiudizio, sospendere le certezze, abiurare il pensiero dogmatico.
Per ascoltare Stravinsky si deve, innanzitutto, ascoltare Stravinsky.
Louis Andriessen è uno dei maggiori compositori viventi. Fra le sue opere ricordiamo Séries (1958), De Staat (1972-1976), De Materie (1984-1988), La Passione (2000-2002).
scopri di più sull'autoreElmer Schönberger, compositore e musicologo, ha collaborato con le più importanti testate musicali olandesi.
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