Serve la teoria musicale per capire la musica, per apprezzarla meglio? Sembra proprio di sì: forse non è indispensabile, ma serve. Serve per capire e apprezzare la musica che ascoltiamo ogni giorno? Le canzoni, il rock, il rap, la techno, la musica del cinema, della radio, della televisione, di internet? Sì, serve. Ma quale teoria? Non quella tradizionale, quella che si legge nelle grammatiche divulgative vecchie di decenni e che copre solo due secoli di storia della musica colta europea. Ci vuole una teoria più estesa, rigorosa, potente, capace di spiegare e illuminare le melodie e le armonie della popular music, del jazz, delle musiche del mondo. Philip Tagg, musicologo e didatta raffinatissimo, si è reso conto che un libro di teoria musicale così mancava, e l’ha scritto. La tonalità di tutti i giorni si concentra sugli aspetti armonici della popular music, mettendo in discussione alcuni luoghi comuni, e uno in particolare: che l’armonia della popular music sia una versione «schematica», «rozza», «degradata» di quel la descritta dai trattati che studiano il repertorio canonico della musica colta. Il che giustificherebbe, fra l’altro, l’inutilità di trattarla in mo do specifico: basta prendere le re gole dell’armonia «classica», adattarle e osservare che sono applicate in modo incompleto o ine satto. Tagg suggerisce un’al tra ipotesi: che, se si sottopone a critica il linguaggio della teoria tradizionale e la gerarchia di valori che sottintende, si può costruire un altro linguaggio e un’altra teoria, complemen tare a quella «clas sica», che affronti rigorosamente le qualità specifiche delle condotte armoniche (modali, bimodali, quartali) in vari generi della popular music. Una cadenza «perfetta» in Mozart può non essere tale nel rhythm and blues. E una cadenza che appare «sospesa » o «plagale» (dunque, etimo logicamen te, «falsa») in una composizione del re perto rio colto può essere perfet tamente conclusiva nel blues, nel flamenco, nel rock. Questo libro è stato pensato per gli studenti dell’u - niversità e del conservatorio che sempre più spesso si occupano seriamente di popular music e di jazz, e per i loro docenti. Ma è indirizzato anche ai musicisti, agli studiosi di musica, agli appassionati. È, soprattutto, una lettura affascinante, impegnativa, di grande soddisfazione. Franco Fabbri
Philip Tagg
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