La Nebbiosa

È Capodanno. Nelle bettole e nei trani di una Milano assetata ci si prepara alla festa. Eccoli i teddy boys nelle loro divise vistose, a cavallo di motociclette reboanti. Ecco il Gimkana, il Teppa, il Rospo, il Contessa, Mosè e Toni, che sfrecciano per corso Buenos Aires tra i neon dei baretti e la musica dei juke-box in cerca di qualche avventura. Rubano due macchine e guidano come pazzi lasciandosi dietro i grattacieli nuovi di zecca che brillano «come giganteschi diamanti, come colossali fantasmi pietrificati», con l’eco dei canti folli degli ubriachi che risuona nelle strade della notte meneghina. 

La ghenga inizia un giro picaresco: nella chiesa di Bollate trafugano i gioielli (falsi) della statua della Madonna e ci addobbano una barbona, fanno passare un brutto quarto d’ora a una coppietta sorpresa ad amoreggiare in una stradina isolata in periferia, trasformano un party fiacco e borghese in un’orgia pazza e grufolante, ballano storditi nei night, tormentano un omosessuale, sparano colpi di pistola nel cielo nero della metropoli. 

Sceneggiatura di un film mai girato – raccolta qui integralmente rispettando la sequenza degli episodi della prima stesura scritta da Pier Paolo Pasolini –, La Nebbiosa è ormai un’opera letteraria di culto che ci restituisce, come scrive nella prefazione Alberto Piccinini, «un artista capace di attraversare con curiosità, entusiasmo, spericolatezza tutta la realtà contemporanea». Pier Paolo Pasolini esplora Milano con la stessa furia, la stessa passione con cui nei primi anni cinquanta aveva esplorato Roma, tra scheletri di palazzoni in costruzione, fabbriche che incombono e sbuffano, bar e balere. La Nebbiosa è un viaggio disperato, a cento all’ora, in una città che non esiste più, ma che attraverso queste pagine possiamo rivivere pienamente, per il tempo di una notte.

A cura di Graziella Chiarcossi

Prefazione di Alberto Piccinini