«Noialtri uomini moderni che viaggiamo per i mari sulle nostre flotte, lasciandoci dietro il pennacchio arrogante dei nostri vapori, dimentichiamo sempre che siamo solo schegge che navigano sugli abissi, che nelle profondità immense colossali e mostruose creature seguono la nostra scia.»
Parigi, autunno 1913. Un’intrepida donna, Gabrielle Demachy, conduce una pericolosa indagine per scoprire le cause della morte del suo fi danzato, Endre Luckácz. Al centro della sua ricerca, uno scottante quaderno ungherese dove si nascondono molti «veleni», segreti del cuore e di Stato. Da Budapest alla Birmania, passando per Venezia, la giovane Gabrielle entra così nel romanzo della sua vita, pronta a spiccare il volo verso un nuovo amore o a fi nire sull’orlo di un precipizio... Sullo sfondo la Storia, che iscrive i destini dei personaggi in un mondo in cui la modernità sta sconvolgendo in maniera inesorabile ogni punto di riferimento. Il quaderno ungherese fonde miracolosamente il respiro poderoso del feuilleton ottocentesco con i ritmi serrati della spy story.
Anne-Marie Garat (Bordeaux 1946), autrice di più di quindici romanzi, ha raggiunto il successo proprio con Il quaderno ungherese (Dans la main du diable, Actes Sud, Paris 2006). L’autrice è anche presidente della Maison des écrivains et de la littérature.
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