Una vita appare nel chiaroscuro di un’ecografia. Poi si fa carne, gioca nella sua culla con i fantasmi, si alza in punta di piedi e inizia a interrogare il mondo. Un padre osserva il suo bambino, e guardarlo divarica l’abisso di un prodigio senza fondo, un campo magnetico elettrizzato dalla poesia.
Pochi autori covano un principio di infinitudine come Vincenzo Ostuni: il suo è un lavoro interminabile sulla scrittura, privo di punteggiature che non siano l’esitazione di una virgola o lo scavo sommesso e refrattario delle parentesi. Ostuni si dedica infatti da più di vent’anni alla stesura di un unico libro, che porta nel suo orizzonte totale il nome oroscopico di Faldone, pubblicato nel tempo per estratti, volumi e brevi apparizioni, segnando una traiettoria unica nel panorama della poesia italiana, della quale Il libro di G. rappresenta l’allunaggio nel nostro contemporaneo. I versi orizzontali e cinemascopici di questa raccolta, dedicati al tema della paternità e ai momenti di vita quotidiana con il figlio G., proseguono un percorso di ricerca e sperimentazione letteraria senza eguali, che allude a modelli capitali – come la forma-canzoniere di Petrarca e le avanguardie versificatorie di Sanguineti o Pagliarani –, compiendo però un passo risolutivo nell’immaginario: quello verso il vuoto metafisico e l’ambiguità della poesia, in cui ogni frammento assume radicalmente il proprio senso, per poi perderlo nel cortocircuito del racconto generale.
Una poesia, quella del Libro di G., intima ma continuamente attraversata da riverberi di assoluto, domestica ma universale, biologica e metaforica insieme, in grado di generare commozione e crisi, e di svelare, muovendosi tra gli indizi dell’infanzia, il miracolo di ogni nuova vita. Mentre l’«io» dell’autore – dissimulato e scomposto, ribaltato nello specchio di se stesso – si inoltra tra bambole, filastrocche e terrori notturni, scrutando nel torpore delle tenebre di un’esperienza confidenziale, dal capolettera minuscolo, eppure inevitabilmente fuori del comune.
Vincenzo Ostuni (Roma, 1970) è poeta e coresponsabile editoriale di Ponte alle Grazie. Dai primi anni novanta si dedica al Faldone, grande raccolta di scritti poetici che continua ininterrotta fino a oggi e di cui sono usciti nel tempo diversi estratti (per il Saggiatore, Il libro di G. nel 2019).
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