Samantha ha quindici anni ed è cresciuta in Tanzania. I genitori, immigrati inglesi, gestiscono un hotel dimenticato dalle principali rotte turistiche. La madre è una fallita che si stordisce di gin tonic, inerme spettatrice di un’esistenza alla deriva. Il padre, ex mercenario violento e cinico, educa le figlie a suon di sberle, va a letto con tutte le cameriere di turno e prepara improbabili colpi di stato. Abbandonata a se stessa, Samantha sceglie i richiami di una sessualità acerba ma già feroce, imbocca la via della ribellione autodistruttiva, unica possibile risposta allo smarrimento e alla solitudine, e scrive l’impietoso diario di un’inquietudine adolescenziale. In Esilio, Jakob Ejersbo trova l’alibi perfetto per rivelare il lato oscuro della tragica bellezza dell’Africa, popolata da un melting pot esplosivo, devastata dalla corruzione, saccheggiata dalle disadattate comunità di avventurieri occidentali, portatori di una modernità perversa. Ed eleva a poetica dell’irrequietezza la fragile esistenza di una ragazza, che incrocia il suo destino di sradicata con quello di un intero continente.
Jakob Ejersbo, nato nel 1968 ad Aalborg, nel nord della Danimarca, cresce in Tanzania, dove i genitori si occupano di un’organizzazione umanitaria. Tornato in patria, lavora come giornalista, prima di essere consacrato nel 2002 come la più grande promessa del romanzo danese. Muore di cancro nel 2008 a soli 40 anni. La sua trilogia africana, di cui Esilio è il primo volume, viene pubblicata postuma nel 2010 e subito diventa il caso letterario dell’anno. Gli altri due volumi, Rivoluzione e Libertà, sono in corso di pubblicazione presso il Saggiatore.
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