Gran Bretagna, primi anni settanta. Un’isoletta nella Manica, al di fuori delle acque territoriali inglesi: pochi metri di rocce e scogli, nessun albero e una nutrita popolazione di gabbiani. Agli occhi del giovane Albert – ne è appena diventato il proprietario grazie all’eredità dello zio Alf, che l’ha vinta in una leggendaria partita a poker – l’isola ha un’unica attrattiva: la bellissima Victoria, figlia di un avvocato, che vi si reca ogni giorno a prendere il sole. Una sera i due rimangono soli avvolti in una fitta nebbia e, mentre Albert si accinge a sedurre la ragazza, un peschereccio della marina sovietica si incaglia sugli scogli. Più che dall’invasione della sua proprietà, Albert è sconvolto dallo scoprire che il peschereccio è in realtà una sofisticata nave spia. Il padre di Victoria consiglia al protagonista di affittare ai russi parte dell’isola per una cifra altissima, in attesa di disincagliare la nave. L’Unione Sovietica accetta con entusiasmo, conquistando una postazione radar nel cuore delle acque inglesi. La risposta degli Stati Uniti non si fa attendere: in poco più di un’ora affittano l’altra metà dell’isola e vi sbarcano un reparto di marines. Gli occhi del mondo sono puntati sull’isola di Albert, che riproduce in miniatura le tensioni della Guerra fredda: le due superpotenze si affrontano armate, separate da una barriera di filo spinato sorvegliata da un mastino asmatico e da una striscia di rocce, dove sono piantate le tende inglesi. La convivenza forzata in uno spazio tanto ristretto sortisce però effetti imprevisti. Tra grottesche missioni segrete, improbabili azioni di sabotaggio, spedizioni in cerca di alcolici, russi e americani si rendono conto di avere molto in comune... Pubblicato per la prima volta in Italia nel 1977, E a mio nipote Albert lascio... ha avuto un enorme successo con la sua miscela di antimilitarismo e satira grottesca. Nonostante le richieste dei lettori non è stato mai ristampato – nemmeno in patria – fino a questa edizione del Saggiatore, una riscoperta a livello mondiale di un grande classico dello humor britannico.
David Forrest è lo pseudonimo utilizzato dai giornalisti britannici Robert Forrest Webb e David Eliades per firmare le loro collaborazioni narrative. Tra il 1969 e il 1974 hanno pubblicato una serie di romanzi umoristici di grande successo in cui hanno affrontato in modo satirico temi come la religione e il periodo della Guerra fredda. In Italia sono stati pubblicati Il furto del grande dinosauro e E a mio nipote Albert lascio l’isola che ho vinto a Fatty Hagan in una partita a poker (il Saggiatore, 2012).
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