Bob Dylan. Quale Dylan? Lo sbarbatello con lachitarra acustica a tracolla e la sigaretta di traverso? O quello più sofisticato con il cappellaccio, lagiacca di fustagno e il dolcevita, uniforme di ritoper i beatnik di inizio anni sessanta? Oppure quellocon la giacca di pelle, i jeans a tubo, gli stivalia punta e gli occhiali scuri che strapazza una Stratocaster e impreca contro la comunità folk? O, forse,quello fulminato sulla via di Damasco che paresi nasconda tra la folla dei fedeli in una delle chieseevangeliche più all’avanguardia della California? Di Dylan ce ne sono tanti e nessuno è il vero BobDylan, o forse lo sono tutti. Anzi, sembra quasi chenon esista. Forse perché lui più di ogni altro artistadel Novecento ha saputo incarnare le pulsioni contrastantidella società statunitense, spesso cavalcandol’onda del cambiamento e mimetizzandosico me un abile camaleonte umano. Wicked Messenger non è l’ennesima biografiadi Bob Dylan. È, piuttosto, il tentativo riuscito diricostruire un periodo storico, quello degli anni sessanta,attraverso le liriche del cantautore più importantedi sempre.Mike Marqusee fa rivivere una storia in biancoe nero, restituendole i colori che solo il giusto distaccoemotivo e la necessaria distanza temporalepossono rianimare. Lo fa attraverso un’analisi lucidache va dai primi vagiti del neofolk, alle presuntesimpatie della comunità artistica newyorcheseper l’effimero movimento socialista, alla vicinanzacon le idee del Black Power, alla protesta controil coinvolgimento americano nella guerra del Vietnammagistralmente accostata da Marqusee al movimentocontro la guerra in Iraq e cristallizzata intesti di cantautori che Dylan lo hanno studiato a fondo,come Bruce Springsteen e Steve Earle. Woody Guthrie, Martin Luther King, MedgarEvers, Odetta, John Fitzgerald Kennedy, Beatles, PeteSeeger, Richard Nixon sono alcuni dei tanti personaggiche popolano le pagine di Wicked Messenger,facendone un testo di storia americana quantoun saggio di musica popolare. Mike Marquseeriesce nell’impresa ardua di coniugare il gusto popolarecon l’interesse dell’analisi sociologica e storicadel periodo che più di ogni altro ha fatto da spartiacquetra il prima e il dopo dell’Occidente
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