Esiste la Storia uffi ciale, scritta dai vincitori, filtrata da chi detiene il potere, manipolata da chi possiede giornali e tv. Esistono, poi, le storie dei ribelli e dei vinti. Sono come bombe pronte a brillare da un momento all’altro di quella Storia, ma non sterminano le masse: le smuovono, riscrivono sottotraccia il destino dei popoli, rinfocolano la speranza di lottare per i propri diritti e la propria umanità. Howard Zinn e Anthony Arnove le hanno raccolte sotto forma di lettere, canzoni, testimonianze dirette in un’opera imponente, che riscrive la storia degli Stati Uniti «dal basso». Dalla resistenza dei nativi alla conquista dell’Ovest fino al secondo, discusso mandato di Barack Obama, questa storia americana è costellata di preghiere, di petizioni, di dichiarazioni-manifesto, di piccoli e grandi scritti di resistenza: le lettere dei primi schiavi neri, condotti nel Seicento in Virginia per servire i coloni bianchi; i discorsi del grande abolizionista Frederick Douglass; l’ultimo appello alla giuria di Arturo Giovannitti, uno dei tanti wobblies che sostennero gli operai tessili in sciopero nel 1912; le parole rassicuranti di Martin Luther King e quelle travolgenti di Malcolm X; i resoconti terribili di Hiroshima e del Vietnam; la richiesta di pace avanzata dai familiari delle vittime dell’11 settembre; le ballate di Woody Guthrie e di Bruce Springsteen. Sono solo alcune delle numerose voci che raccontano, in prima persona, cosa è davvero accaduto in più di quattro secoli di storia americana, e documentano come, nella costruzione di un grande paese democratico, troppe volte sia stato messo a tacere il dissenso popolare. Quello di Zinn e Arnove è un libro polifonico: voci ora dissonanti, ora armoniche chiedono di essere ascoltate e capite, perché i sacrifi ci di molti non siano dimenticati per la gloria di pochi, e perché le presunte verità di cui si fa garante e custode la storiografi a tradizionale abbiano finalmente il loro controcanto.
Howard Zinn (1922) è considerato uno dei più importanti storici radicali statunitensi. Dopo aver partecipato alla Seconda guerra mondiale, ha conseguito il dottorato in storia alla Columbia University e ha diretto il dipartimento di Storia dello Spelman College. Le sue numerose pubblicazioni e l'impegno politico hanno fatto di lui uno dei nomi di riferimento del pacifismo negli Stati Uniti e gli sono valsi vari riconoscimenti, tra cui lo Eugene V. Debs Award nel 1998. Attualmente è professore emerito di Scienza politica alla Boston University. In Italia è stata pubblicata la sua pièce teatrale Marx a Soho (2001). Il Saggiatore ha pubblicato: Non in nostro nome. Gli Stati Uniti e la guerra (2003), Disobbedienza e democrazia (2006) e Voci del popolo americano (2014).
scopri di più sull'autoreAnthony Arnove, studioso e attivista, fa parte della direzione editoriale dell’International Socialist Review e di Haymarket Books. Ha pubblicato articoli su numerose testate, tra cui The Financial Times, The Nation e Le Nouvel Observateur. Il suo ultimo libro è Iraq. La logica del ritiro (Fandango, 2007). Vive a Brooklyn.
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