Per secoli abbiamo trascurato lo scheletro delle città. Abbiamo costruito senza chiederci se la struttura potesse reggere il peso dei nuovi ritmi di vita, gli sviluppi della storia. Abbiamo continuato a seguire le tortuose linee tramandate dal nostro retaggio. Il risultato è stato un caotico accumulo di case e vie che rischiava di far collassare su se stesso il corpo complessivo dei centri abitati. Bisognava cambiare direzione: comprendere che le strade in cui ci muoviamo, i palazzi in cui lavoriamo, gli edifici in cui abitiamo non sono oggetti morti e irrigiditi, ma pulsano di vita, imprimono tracce indelebili sulle nostre anime. La città deve essere contemporanea a se stessa, e renderla tale è un compito sacro, cui non possiamo sottrarci. Come per ogni grande impresa, però, serve un metodo saldo, una scienza affidabile, uno sguardo in grado di abbracciare il tutto: serve l’urbanistica.
È tra le complesse tessiture di questa disciplina che ci ha portato Le Corbusier. Sovrano indiscusso del Movimento moderno, elogiato da Einstein, acclamato non solo come pioniere dell’urbanistica contemporanea, ma come ultimo grande umanista, ha segnato un punto di non ritorno nella storia dell’architettura del xx secolo, e dell’arte in generale.
In Urbanistica – un testo fondamentale, pubblicato a puntate sulla rivista L’Esprit nouveau dal 1924 e ora restituito al lettore italiano dal Saggiatore – Le Corbusier, tecnico e poetico, ieratico e appassionato, proclama i fondamenti ideologici, teorici e metodologici della grande rivoluzione in architettura.
La sfida è progettare città e edifici fatti per l’uomo e a misura d’uomo, capaci di rispondere alle esigenze della vita collettiva e individuale, che beneficino delle «gioie essenziali» – il sole, lo spazio e il verde –, che facciano giocare in modo sapiente, corretto e magnifico i volumi sotto la luce. Bando alle tristi composizioni che logorano i corpi e mortificano gli animi: al centro del pensiero di Le Corbusier stanno i telamoni del rigore geometrico, della sezione aurea, della statistica, del rapporto tra uniformità del particolare e dinamicità dell’insieme, della media proporzionale tra fattore umano e natura. Per realizzare la simbiosi perfetta tra noi e lo spazio che abitiamo.
Le Corbusier (1887-1965, pseudonimo di Charles-Édouard Jeanneret) è all’origine dell’urbanistica contemporanea. Nel 1922 apre il suo primo studio d’architettura a Parigi e l’anno successivo pubblica Verso una architettura, manifesto della sua innovativa concezione. Ha legato il suo nome a progetti quali il palazzo della Società delle nazioni a Ginevra, la cappella di Notre-Dame-duhaut a Ronchamp e Chandigarh, la «città d’argento» nel Punjab.
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