Alcune stelle non hanno splendore costante, la loro grandezza apparente – che ci è concesso di guardare solo a distanza di millenni – varia di giorno in giorno, di anno in anno, assumendo valori ogni volta diversi. Sono stelle variabili, astri barbaglianti e astronomicamente umorali, abbagli di vertigine oscura. Da questa indecifrabile luce prende il titolo l’ultimo libro di Vittorio Sereni,
Stella variabile, opera in cui convergono per culminazione e sidereo sfinimento i versi postremi di uno dei più grandi poeti del Novecento.
Testimonianza insuperabile della sfuggevole grazia poetica e della vanità del linguaggio,
Stella variabile coglie negli attraversamenti di una parola falsamente mediana e di una versificazione instabile, capace di frangere verticalmente il canone formale, il luogo di un incontro con i segni personificati della precarietà umana; lì dove spettri ridesti, presagi ferali, scene domestiche, posti ambiguamente di vacanza e di lavoro si fanno metonimia, tragica allegoria di tutte le biografie e, forse, di qualsiasi destino.
Per questo in
Stella variabile la parola del poeta è un’arma bianca che ferisce senza tregua e mai uccide: la vita, come il suo rovescio mortale, rifugge con reticenza i simboli e i valori linguistici, e trova nella poesia non il suo compimento e la sua oracolare giustificazione, ma l’unico «campo di forze», come scriveva Sereni, in cui è davvero possibile agire.
Vittorio Sereni
Vittorio Sereni è nato a Luino nel 1913 e morto a Milano nel 1983. Il Saggiatore ha pubblicato Stella variabile (2017), Gli strumenti umani (2018) e Il musicante di Saint-Merry (2019).
scopri di più sull'autore
Rassegna stampa
Paura seconda
Il Mattino
02 febbraio 2018
02 febbraio 2018
Stella variabile, di Vittorio Sereni
Satisfiction
01 gennaio 2016
01 gennaio 2016
Stella variabile, Vittorio Sereni
Blow up
01 gennaio 2016
01 gennaio 2016