Nel 1517 Ariosto decide di non seguire in Ungheria il cardinale Ippolito d’Este – cui aveva dedicato l’Orlando furioso – ed elenca i motivi del rifiuto componendo la prima Satira. Nel corso di otto anni ne scrive altre sei. Si tratta di sfoghi autobiografici in rima, salaci, in cui sono concessi la volgarità e lo scherzo. Ariosto critica le vanità della società di corte, si interroga su questioni pratiche, come l’opportunità di prender moglie o l’educazione dei figli, e ci regala squarci comici di ineguagliabile densità poetica.
Nell’introduzione a questa nuova edizione delle Satire, Ermanno Cavazzoni ci restituisce la loro forza autentica; le sveste di accademismi, filologismi e formalismi, liberando il testo nudo e crudo, la sua comicità schietta, la vitalità spontanea, l’ironia pepata. Ci racconta un Rinascimento diverso: un carnevale dei sensi, in cui papi e cardinali si dedicano alla crapula anziché agli uffici della religione e altezzosi umanisti si rivelano degli sporcaccioni. Si capisce dunque perché furono pubblicate solo dopo la morte del poeta. Oggi, dopo cinquecento anni, resta immutato il piacere della lettura.
A cura di Ermanno Cavazzoni
Ludovico Ariosto
Ludovico Ariosto è nato nel 1474 a Reggio Emilia e morto nel 1533 a Ferrara.
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Ermanno Cavazzoni
Ermanno Cavazzoni (Reggio Emilia, 1947) è scrittore e sceneggiatore. Vincitore del premio Selezione Campiello con La galassia dei dementi (La nave di Teseo, 2018), ha pubblicato anche Il pensatore solitario (Guanda, 2015), Gli eremiti del deserto (Quodlibet, 2016) e Storie vere e verissime (La nave di Teseo, 2019).
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Rassegna stampa
La libertà di Ariosto, uomo del Rinascimento
Vita stoica | Leggere le Satire di Ariosto al tempo della cancel culture
Ecco un altro Ariosto grazie a Cavazzoni
il Messaggero
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Le Satire presentate da Cavazzoni / Il «libro segreto» di Ludovico Ariosto
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09 maggio 2021
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09 febbraio 2021