Stabilitosi a Portsmouth dopo la laurea, il giovane Arthur Conan Doyle era assillato dal desiderio di emergere come scrittore; ma il suo primo cimento romanzesco si scontrò con l’inefficienza delle poste inglesi, che smarrirono il manoscritto. Il futuro creatore di Sherlock Holmes lo riscrisse quasi per intero, poi si interruppe e relegò questo suo Romanzo fantasma nel proverbiale fondo di un cassetto, dove il prezioso testo è rimasto fino ad anni recenti.
Il debutto di Doyle anticipa curiosamente – e audacemente – le tendenze del romanzo novecentesco; il protagonista, l’arguto cinquantenne John Smith, è costretto a letto da un attacco di gotta e passa il tempo osservando ciò che accade intorno al suo appartamento, dialogando fra sé oppure con qualche raro visitatore. Come il medico, che lo coinvolge in impetuosi entusiasmi positivistici e che agli affezionati sherlockiani ricorderà il celebre dottor Watson, o la compita padrona di casa, «prova generale» della devota Mrs Hudson.
Nel pacato, meditabondo John Smith, Conan Doyle offre un autoritratto giovanile di pensatore all’avanguardia, prefigurando i temi che ricorreranno in tutta la sua opera: dai progressi della scienza a una fede emancipata dal bigottismo, dalla riflessione sulla benignità della natura umana all’ammirazione per l’Impero britannico, dalle piccolezze borghesi alla letteratura. Questa sua prima prova è la testimonianza della vulcanicità creativa di uno degli autori più celebri e amati al mondo, e certo più significativi per la definizione dell’immaginario contemporaneo. Un romanzo perduto che, dei fantasmi tanto cari al suo autore, ha entrambe le qualità distintive: la malinconia e l’inesausto mistero.
Edizione italiana a cura di Masolino D’Amico
Sir Arthur Conan Doyle (1859-1930) è considerato, insieme a Edgar Allan Poe, il fondatore del genere poliziesco. Il detective nato dalla sua immaginazione, Sherlock Holmes, è uno dei personaggi più famosi nella storia della letteratura, protagonista di innumerevoli racconti e di romanzi come Uno studio in rosso (1887) e Il mastino dei Baskerville (1902). Gli interessi e le opere di Conan Doyle, tuttavia, vanno oltre il giallo deduttivo, abbracciando in particolare il romanzo storico d’avventura e la fantascienza. Fra le altre opere ricordiamo: Il mondo perduto (1912), La terra della nebbia (1926) e Racconti del terrore e del mistero (1922).
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