Mary Crane è una donna in fuga, bella e sola, stretta al volante di un’auto sotto una pioggia implacabile. È inseguita dal senso di colpa e dall’ombra del delitto, perché ha rubato quarantamila dollari per saldare i debiti dell’uomo che ama. A un bivio imbocca la strada sbagliata assecondando l’impulso di un istante. Davanti a lei, ai margini di una palude marcia, si staglia la sagoma scura del Bates Motel.
In quelle vecchie stanze mai rimodernate, sorvegliate dagli occhi vigili di uccelli impagliati, vive un uomo reso folle da una madre tirannica e possessiva, che lo tiene inchiodato a un’esistenza opprimente. Il soggiorno di Mary nel Motel è destinato a non durare: viene brutalmente stroncato la sera stessa, quando Norman Bates si introduce nella sua camera mentre lei, nuda sotto una doccia bollente, tenta di lavare via una giornata sbagliata.
Inizia così Psycho, il romanzo che ha ispirato il film di Alfred Hitchcock. Un thriller violentemente erotico, senza respiro e senza salvezza, un omicidio agghiacciante a cui segue l’indagine su un killer perverso, che si impossesserà per sempre dei nostri incubi. Perché Psycho è soprattutto questo: un nuovo immaginario della paura, fatto di sguardi luccicanti, di motel in rovina su strade perdute, di docce insanguinate e coltelli da cucina.
Robert Bloch (1917-1994), scrittore e sceneggiatore, è stato un prolifico autore di romanzi e racconti thriller, fantasy e horror. Nel corso della sua carriera è stato insignito di numerosi premi, tra cui lo Hugo Award e il Bram Stoker Award. La sua fama è legata a Psycho, portato sul grande schermo da Alfred Hitchcock; tra le altre sue opere ricordiamo Gotico americano (Bompiani, 1993) e Jack lo Squartatore (Bompiani, 1994).
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