Qual è il futuro dell’arte? E in che modo le nuove tecnologie stanno cambiando il modo di guardare? Per rispondere a queste domande, è necessario risalire alla frattura tra arte e tecnica, gioco e utilità, che si è aperta in epoca moderna. Guidato da questa idea, Horst Bredekamp perlustra le Kunstkammern rinascimentali, collezioni eclettiche nate in tutta l’Europa aristocratica per includere curiosità naturali e prodotti dell’ingegno umano, e in cui le opere d’arte compaiono accanto ai ritrovati della tecnica e alle manifestazioni più esotiche del mondo biologico. Espressione della vertigine catalogica non ancora divenuta utopia – sogno di catturare il mondo in un elenco, in un’enciclopedia –, la Kunstkammer ambiva a rispecchiare l’universo accostando materiali eterogenei, provenienti da epoche e luoghi diversi, e pertanto a riprodurre la continuità nell’evoluzione, dalla natura alla macchina.
Nelle pagine di questo libro straordinario – che il Saggiatore riporta in libreria a vent’anni dalla prima edizione italiana –, Bredekamp illumina la stretta parentela tra l’ammirazione per le sculture antiche e l’attrazione esercitata dalle macchine, individuandone il materiale connettivo nell’idea dell’uomo come «secondo dio» che, in quanto creatore, infrange le barriere tra natura, arte e tecnica. Questa logica entra in crisi quando l’industrializzazione impone il criterio dell’utilità, relegando l’arte nello spazio angusto, ancorché nobile, del superfluo: è la fine delle «camere delle meraviglie» e l’inizio del moderno museo; soprattutto, è il momento in cui si disarticola l’unità concettuale di arte e meccanica.
L’aspirazione a mostrare la potenza metamorfica della materia attraverso il gioco si riafferma oggi sullo schermo del computer, dove l’immagine nasce sia nel processo del pensiero logico sia in forza dell’associazione ludica. Grazie alla proprietà intrinseca del digitale di travalicare i confini, la cultura del computer coniuga meraviglia, gioco e utilità ripristinando le forme di visione e di pensiero proprie della Kunstkammer: un nuovo paradigma che riafferma il ruolo dell’immagine e dell’intelligenza associativa sull’ambito del linguaggio. E restituisce centralità alla storia dell’arte.
Horst Bredekamp è docente di storia dell'arte alla Humboldt-Universität di Berlino e membro permanente del Wissenschaftskolleg della stessa città. Nel 2000 ha ricevuto il Sigmund-Freud-Preis della città di Amburgo. Già Visiting Professor presso l'Institute for Advanced Study di Princeton e il Getty Center di Los Angeles, è autore di numerose opere, in gra parte tradotte anche in italiano: Botticelli. La Primavera (1996), La fabbrica di San Pietro. Il principio della distruzione produttiva (2005), I coralli di Darwin. I primi modelli evolutivi e la tradizione della storia naturale (2006).
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