Dai finestrini di una macchina, ai bordi delle leggendarie highways, una terra selvaggia e arcaica sfila sotto la linea dell’orizzonte. È l’America. Non quella nevrotica delle metropoli – con i suoi edifici vertiginosi, le sue leggi, il suo galateo urbano – ma quella rude e polverosa delle periferie del mondo, dove l’unica regola è dettata da un primitivo spirito di sopraffazione. Qui l’uomo discende direttamente dalla pietra e dai peyote, dalla scorza dura degli arbusti secolari. Di tanto in tanto – lungo i chilometri d’asfalto – in una vecchia baracca, in un recinto, in un motel, si mettono in scena le rappresentazioni rituali di un mondo impenetrabile e violento: bestie scuoiate, ceffi piegati dalla fatica del lavoro, vecchi fantasmi che riportano alla memoria i traumi d’infanzie sanguinose. Motel Chronicles raccoglie frammenti autobiografici e allucinazioni, poesie e fotografie, riferimenti a film e canzoni che hanno segnato l’immaginario collettivo, dando vita a un’opera in grado di trattenere, nelle sue parole, alcune delle suggestioni più significative della cultura occidentale. Geniale interprete del cinema e del teatro contemporaneo, Sam Shepard torna a visitare i luoghi cruciali della sua vita ed esaurisce, con una scrittura irrequieta, i registri linguistici più veri di un popolo difficile e variegato: dalla California al Texas, dai saloni dove risuona la musica dei jukebox alle stalle riempite dal nitrito dei cavalli, dalle sperimentazioni espressive dei Beat al gergo ruvido dei cowboy. Lungo tutto il viaggio, una sola e inesauribile massima: si vive per conoscere se stessi.
Sam Shepard (1943-2017) è stato un attore, commediografo e scrittore statunitense. Nel 1979 ha ricevuto il Premio Pulitzer per Il bambino sepolto.
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