L’uomo mundugumor ha un’unica moglie ma la tratta come se ne avesse molte altre. L’uomo arapesh ha più mogli ma tratta ognuna come se fosse l’unica. I manus, monogami puritani circondati da poligami, credono che nel mondo ci sia carenza di donne; perciò non soltanto fidanzano i figli il più presto possibile, ma parlano di una lotta tremenda sostenuta dallo spirito del mondo per guadagnarsi l’anima di ogni donna appena morta. Margaret Mead esplora gli usi e i costumi sessuali di sette popoli indigeni del Pacifico, con cui ha vissuto e che ha lungamente studiato, e di ciascuno racconta la scoperta dell’identità sessuale da parte di bambini e bambine, la trasformazione delle prime esperienze infantili nel simbolismo disciplinato della vita adulta, il temperamento sessuale in adolescenza e in età prematrimoniale, il ruolo della donna e dell’uomo nella riproduzione della specie, comparando queste tradizioni con quelle della società occidentale contemporanea. Ne emerge sia l’irriducibile molteplicità delle culture sia l’incidenza dei costumi sull’organizzazione della psiche e del consesso umano, soprattutto nell’ambito della differenziazione di genere. Ma se ogni società è unica e diversa da tutte le altre, e se il carattere dell’individuo, il suo comportamento, persino i suoi desideri sono sovradeterminati dall’ambiente in cui si forma, c’è un’unica conclusione possibile: quasi tutto è cultura, quasi nulla è biologicamente innato e universale: è la fondazione del relativismo culturale. Margaret Mead mette al bando ogni valutazione etnocentrica riconducibile al darwinismo sociale e adotta una prospettiva radicalmente transculturale, mettendo in luce l’inestricabile intreccio di biologia e cultura nel condizionamento del pensiero e dell’azione. Riconoscere l’arbitrarietà dei valori e la convenzionalità dei costumi genera il rispetto per le culture altre e la possibilità di sottoporre a critica i valori della società occidentale. E così Maschio e femmina, che ora il Saggiatore rende di nuovo disponibile, non è solo un classico dell’antropologia: è una pietra miliare dello spirito umano.
Margaret Mead (1901-1978) ha iniziato la carriera di antropologa a ventitré anni, con un’importante indagine alle Samoa sul passaggio fra adolescenza ed età adulta, sfociata nel saggio L’adolescenza in Samoa. In seguito ha pubblicato una quarantina di opere e si è occupata dei rapporti fra psicologia, biologia e cultura; in questo saggio e in Maschio e femmina (il Saggiatore, 1962) anche della condizione femminile.
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