«Moglie mia, ti dico che sto bene e sono vivo, e vedo morire e morire ogni giorno.» Tra il 1914 e il 1918 un’unica trincea divide e unisce l’Europa e il mondo: per la prima volta nella storia moderna, infatti, dalla Francia al Medio Oriente uomini di ogni estrazione culturale e sociale si trovano a condividere – gli uni contro gli altri, gli uni come gli altri – le medesime misere condizioni di vita sui campi di battaglia, le medesime paure, la medesima vicinanza con la violenza e la morte. Di tutto questo soldati e ufficiali – chi prendendo la penna in mano in prima persona, chi affidandosi a un commilitone istruito – scrivono a casa: a moglie e famiglia, amici e parenti, informando e cercando conforto, condividendo speranze e confessando smarrimenti, in un diluvio epistolare composto da decine di miliardi di messaggi.
Lorenzo Renzi ripercorre la Prima guerra mondiale attraverso le missive spedite dal fronte, da Caporetto alla Transilvania, dalla Russia al fronte occidentale. Ne emerge una vera e propria controstoria del conflitto, narrata in prima persona da campi di battaglia e retrovie e fatta di momenti di quotidianità sotto le bombe, vedette all’alba, sonni sulla terra nuda, marce infinite, tentativi d’imboscamento e infermerie d’emergenza, ma anche di attimi di allegria, canti sulla tradotta e slanci nazionalistici. Un racconto costellato di richieste di notizie rassicuranti dalle mura domestiche, confessioni disperate e preoccupazioni per la censura. Un mosaico di lingue e culture diverse – italiani e austriaci, francesi e tedeschi, romeni e indiani – che rappresenta una testimonianza unica della realtà vissuta da chi ha preso parte al primo conflitto mondiale, al di là di resoconti ufficiali e propaganda governativa.
Le Lettere della Grande Guerra ci restituiscono intatte le voci dei protagonisti di uno dei momenti di svolta della modernità. Un’opera dai contorni spitzeriani, che ci ricorda che la storia si scrive sì con il piombo dei proiettili e l’inchiostro dei trattati; ma anche con i telegrammi, le cartoline e le missive che le persone comuni si sono inviate da un capo all’altro del mondo per dirsi di essere ancora vive. Ancora un giorno, ancora vive.
«Quando uno si fa un po’ di settimane in trincea si ammala nella salute. In più, se arriva un foglio di carta per scrivere si sporca nelle tasche. Ho dovuto prendere in prestito tre pezzi di matita per scrivere queste poche righe.»
Edward «Ted» King a sua sorella
«Quando verrà il giorno in cui rivedrò ancora i miei cari figli? E quando ti rivedrò? Be’, non preoccuparti. Vedremo come andrà a finire.
Se resto vivo scrivo ancora.»
Un sikh ferito a suo fratello
Lorenzo Renzi
Lorenzo Renzi (Vicenza, 1939), linguista e filologo, è accademico della Crusca ed è stato professore di Filologia romanza all’Università di Padova. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Le conseguenze di un bacio (il Mulino, 2007), Come cambia la lingua (il Mulino, 2012) e il Manuale di linguistica e filologia romanza (il Mulino, 2015; con Alvise Andreose). Per il Saggiatore ha curato l’edizione di Lettere di prigionieri di guerra italiani di Leo Spitzer (2016).
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Rassegna stampa
La condizione umana durante la guerra
il venerdì
12 gennaio 2022