Non è, Alfred Hitchcock, un semplice regista. Come ebbe a dire Francois Truffaut, è da annoverare tra gli artisti inquieti come Kafka, Dostoevskij, Poe, per la sua capacità di svelare le nostre ossessioni attraverso le sue, per la sua natura poliedrica, multidirezionale e centrifuga, che ci impedisce di osservarlo da un solo punto di vista, ma impone uno sguardo plurimo, che ne scomponga l’essenza nelle sue molteplici identità. Ed è per questo che Edward White scrive Le dodici vite di Alfred Hitchcock: dodici ritratti del personaggio, ognuno da un’angolatura diversa, ognuno che rivela qualcosa di fondamentale su di lui, sulla figura pubblica che ha costruito attorno a sé sulla creatura leggendaria che è diventato.
Non solo dunque la vita che Hitchcock ha vissuto, ma anche i vari ruoli che, in bilico tra realtà e finzione, ha recitato e incarnato: versioni di se stesso che ha trasmesso, consapevolmente o meno, e che noi abbiamo proiettato su di lui. Tra queste dodici personificazioni troviamo l’Hitchcock irrefrenabile buontempone, l’eterno bambino, l’innovatore, il cittadino del mondo, l’artista trasgressivo; ma anche l’Hitchcock privato: il marito, il donnaiolo, il padre di famiglia, l’omone ambizioso ma mai a suo agio nel proprio corpo, l’intrattenitore pieno di contraddizioni. Il ritratto complessivo che prende forma da queste dodici vite conferma l’affermazione di Truffaut: Alfred Hitchcock è stato non solo un colosso di Hollywood, ma un artista a tutto tondo, la cui importanza ha toccato profondamente l’intera cultura occidentale e ancora oggi si riverbera su tutto ciò che è cinema, intrattenimento e cultura pop.
Le dodici vite di Alfred Hitchcock è dunque la biografia di noi stessi, l’affresco del Novecento attraverso un suo simbolo, pieno di misteri, colpi di scena, zone d’ombra e momenti di suspense; riconosciamo, in questo mosaico, i lineamenti sfuggenti del mito, il suo volto che ci osserva sornione. Hitchcock: l’eterno bambino, l’assassino, l’autore, il donnaiolo, il grassone, il dandy, il padre di famiglia, il voyeur, l’intrattenitore, il pioniere, il londinese, l’uomo di Dio. Le dodici vite di uno dei più grandi registi della storia del cinema raccontate nella sua biografia definitiva.
Traduzione di Camilla Pieretti
Edward White (1981) lavora nell’industria televisiva. Collabora regolarmente con il Times Literary Supplement e nel 2015 ha pubblicato The Tastemaker, una biografia di Carl Van Vechten.
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