La parola della poesia è un’indagine critica su quella parte di mondo che si nasconde tra le pieghe di un verso, che viene risvegliata da un accento, che mostra le sue contraddizioni grazie alla metrica. Progettata dallo stesso Agosti come volume unico, questa raccolta di saggi è il tentativo di individuare, a partire dalle opere di autori noti e meno noti, che cosa sia quel territorio cangiante e alchemico che da millenni chiamiamo «poesia».
La parola poetica è forse la parte del linguaggio che più di tutte unisce pulsioni viscerali e significati raffinati, simbologie sonore e associazioni inattese. Per capire però che cosa la differenzi dalle altre forme di espressione umana e perché alcune idee ed emozioni possano essere descritte con esattezza solo attraverso di essa, in queste pagine Stefano Agosti percorre un itinerario inedito tra le liriche di classici e contemporanei, inseguendone gli echi dentro e fuori dal canone: ecco allora che l’Infinito di Giacomo Leopardi, in cui ogni lemma sfida l’indicibile, si giustappone ai grafemi di Giorgio Orelli; la lingua mimetica delle onomatopee di Giovanni Pascoli si proietta nelle deflagrazioni semantiche di Edoardo Sanguineti; le creature verbali di Arthur Rimbaud trovano eredi nei tentativi di Augusto Blotto di trascrivere «quanto sta fuori dall’ordine del discorso».
La parola della poesia è il lascito intellettuale di un critico che prima di tutto si è avvicinato alla poesia per amore: il racconto delle infinite capacità della parola di piegarsi e brillare, sporcarsi e abbagliare, evocare e tacere. Perché solo imparando a riconoscerne, verso dopo verso, la potenza, possiamo riuscire a provare lo stupore di sentirci compresi e circoscritti; di sentirci, per la prima volta, «detti».
Stefano Agosti (Caprino Veronese, 1930 - Negrar, 2019) è stato un critico letterario, professore emerito dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Cinque analisi. Il testo della poesia (1982), Il romanzo francese dell’Ottocento (2010; premio Francesco De Sanctis per la critica letteraria) e, con il Saggiatore, Una lunga complicità (2015), Gadda (2016), Rimbaud (2017) e Baudelaire (2019).
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