Settembre 1965. Allen Ginsberg è un poeta affermato, già quasi un faro per tutta la controcultura americana. Ha appena varcato il confi ne tra Canada e Stati Uniti a bordo di un pulmino Volkswagen, quello che di lì a poco diventerà un simbolo di anni speranzosi e tormentati. La meta è San Francisco, al volante c’è l’amico poeta Gary Snyder. In sottofondo, la radio sempre accesa. È la prima tappa di un grande viaggio che in auto, treno, aereo e Greyhound porterà l’autore di Urlo e Kaddish ad attraversare in lungo e in largo l’America, anche coast to coast, secondo il mito fondativo dei primissimi beat. Da una Chicago gotica e tentacolare al sole della California, dal selvaggio Ovest alla provincia più profonda del Midwest, Ginsberg assorbe tutto quello che vede e ascolta. E soprattutto lo documenta, parlando al microfono del registratore portatile Uher che gli ha regalato Bob Dylan. Il nastro della strada si trasforma in una catena ininterrotta di immagini, messa poi in versi sulla pagina bianca. Paesaggi, persone, luci, cieli, oceani, tutta l’America nella sua varietà e vastità. Trasmissioni radio, pubblicità, bollettini di guerra dal Vietnam. E poi la musica, tanta musica. Dylan, certo, insieme ai Beatles e ai Kinks. Ma anche Frank Sinatra e i Beach Boys. In questo enorme «vortice» capita che il poeta avverta il bisogno di un ripiegamento, ed è allora che, nel tessuto dei versi, alla protesta pacifista, all’indignazione politica si intrecciano i mantra orientali. È qui che affiora il ricordo ed erompe potente l’eros, soprattutto nell’evocazione della giovanile bohème newyorkese e dei due grandi amori perduti, Neal Cassady e Jack Kerouac. Nel 1974 La caduta dell’America valse a Ginsberg il National Book Award for Poetry. Oggi il Saggiatore lo riporta in libreria in una nuova edizione accresciuta, che raccoglie tutti i testi composti tra il 1965 e il 1971 (compreso il lungo Wichita Vortex Sutra ), e in una nuova traduzione. Ne emerge l’assoluta centralità dell’opera, per l’importanza dei temi e l’audace lavoro sul linguaggio, non solo nel corpus dell’autore ma in tutta la poesia americana. Sulle orme di Blake, e soprattutto di Whitman – primo cantore ufficiale dell’America moderna e dedicatario del libro –, il viaggio fisico si armonizza alla perfezione con quello attraverso i nomi, i luoghi, le suggestioni della grande poesia in lingua inglese. La caduta dell’America non è solo un libro on the road , ma anche un lungo poema epico, di un epos corrosivo, che trascende il dato storico di una stagione mitica cogliendone elementi emotivi, intellettuali e polemici universali.
Rassegna stampa
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Allen Ginsberg (1926-1997) è stato uno dei più grandi poeti americani mai vissuti. Il suo incontro con Jack Kerouac e William Burroughs a New York nel 1944 segnò l’inizio della Beat Generation. Delle sue opere il Saggiatore ha pubblicato Papà respiro addio (1997), Morte e fama (2009), Saluti cosmopoliti (2011), Primi Blues (2011), Bloodsong (2013), La caduta dell’America (2014), Urlo & Kaddish (2015), Diario indiano (2015), Non finché vivo (2017), Ode plutonia (2017), Le migliori menti della miagenerazione (2019), la raccolta delle Poesie (2019) e le interviste riunite in Senza filtri (2021).
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