«Corre in fondo alla strada e non si volta e poi sente gli strilli dei due che lo inseguono. Nessuno scappa mai troppo lontano. Alla fine tutti tornano o vanno proprio dove dovevano andare dall’inizio.» La città non è altro che una periferia senza fine, una ragnatela di palazzi bagnati dalla pioggia, grate e ballatoi nella quale sono rimaste intrappolate esistenze di uomini stanchi e senza speranza. Sotto le luci sporche dei lampioni, due uomini si inseguono in una caccia senza fine: il primo, Cane, fugge perché ha commesso un omicidio; l’altro, Serse, lo insegue perché ha ricevuto l’ordine di dargli una punizione esemplare. I due si rincorrono tra edifici abbandonati, torrenti fangosi, campagne desolate, si braccano nelle ore diurne, si ritrovano nello stesso sogno quando è buio. In questa ricerca sempre più allucinata, si incrociano le ombre di personaggi dai contorni onirici, a loro volta avvinti da quell’identico destino che contrappone e unisce il cacciatore e la preda.
In Dominio Andrea Esposito traduce su carta una visione nera di sopraffazione e violenza. Una scrittura oracolare, che scava nella superficie dell’esistente, per una corsa al termine della notte dell’umanità attraverso il sopruso, la ferocia e il nostro inarrestabile, brutale istinto di sopravvivenza.
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