Deserti di polvere, asfalto nero, carrozzerie roventi di macchine lanciate a tutta velocità. Sudore sporco, stivali logori, bottiglie di birra vuote gettate ai margini delle highways. Cavalli stanchi, sombrero, sigarette consumate da bocche spigolose. Accenti strascicati, palpebre socchiuse, facce ostili scolpite dal sole come idoli di pietra. È l’America della frontiera, di ieri e di oggi: liminare ma profonda, gretta ma tragica, squallida ma epica.
Un ragazzo si presenta davanti a un motel per recuperare il materasso su cui il padre è morto carbonizzato. Un attore disilluso attraversa il Texas e il confine con il Messico per girare un film impossibile. Un compratore all’ingrosso di carne di manzo si fa saltare le cervella nel bagno di un diner. Un bambino va a caccia di serpenti a sonagli con il padre alcolizzato. Sono questi i racconti ruvidi e le istantanee brucianti di Attraverso il paradiso. Storie crude e malinconiche come i film di Sam Peckinpah, rese con una prosa aspra e spoglia come le distese brulle della California.
Sam Shepard torna nello scenario della sua infanzia. È il West che ha plasmato l’epopea americana, che oggi ha la tristezza ostinata di un vecchio poster in un cinema dismesso. In un viaggio disperato nell’America più dura, guardiamo i titoli di coda di un mito che ci ha attratto come nessun altro, e che come nessun altro ha nutrito le nostre illusioni.
Traduzione di Andrea Buzzi
Sam Shepard (1943-2017) è stato un attore, commediografo e scrittore statunitense. Nel 1979 ha ricevuto il Premio Pulitzer per Il bambino sepolto.
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