In occasione dei cinquant'anni della casa editrice, alcuni autori - da Furio Colombo a Franco Fabbri, da Norman Manea a Peter Singer, da Salvatore Veca a Robert Fisk, fino a Carlos Fuentes e altri - si misurano con un tema in apparenza banale o scontato. Gli ultimi anni hanno visto una sorta di rivendicazione dell'ignoranza come forma di resistenza sottoculturale, come emancipazione da presunte classi intellettuali dominanti, ma lontane da un ipotetico "paese reale" o dalla mai tanto invocata "volontà popolare". La progressiva attitudine della classe politica e dirigente a ridurre l'essere umano a mero consumatore, ha poi indotto la stessa produzione culturale a porsi come proposta per l'intrattenimento, senza altro scopo che lo svago. Questi contributi si muovono nella direzione di promuovere la cultura, e quindi il libro, come strumento insostituibile di diffusione del sapere.
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