Margareta è rimasta sposata per undici anni senza raccontare nulla al marito della propria operazione per la riassegnazione di genere, mentre Mikaela nella sua transizione da uomo a donna ha cercato legittimazione per una sensibilità considerata dagli altri poco virile. Ora che i loro nomi sono Orlando e Mikael, i due si confessano a vicenda il rimpianto per la scelta fatta e riflettono assieme su chi siano oggi, sulle speranze di essere amati e sul desiderio di trovare se stessi. La storia di Orlando e Mikael è forse la più emblematica delle tre opere teatrali raccolte nella Trilogia delle identità di Marcus Lindeen: un’esplorazione del complesso rapporto tra psiche e identità sul piano intimo, sociale ed esistenziale. In questi testi, onirici ed estremamente veri, è il dialogo a costruire ponti tra i protagonisti, portandoli a interrogarsi e a confrontarsi in una riflessione collettiva in cui la visione di ognuno è sempre e solo un punto di arrivo in uno spettro di possibilità. Così per esempio avviene per i «sognatori a occhi aperti» di Wild Minds, che si inventano complessi mondi fittizi disegnati nei minimi dettagli, fino al punto di non riuscire più a riconoscere il confine tra sogno e realtà, per sopperire con una fantasia particolarmente spiccata a una quotidianità che ritengono monotona. Così accade anche in L’avventura invisibile, dove il primo uomo al mondo a subire un trapianto totale di faccia, una neuroanatomista che perde la memoria dopo un ictus e un artista queer che subisce il fascino di Claude Cahun dialogano attorno al concetto di corpo e a come esso ci definisce.
Introdotta da una prefazione di Jonathan Bazzi, la Trilogia delle identità raccoglie tre drammaturgie scritte a partire da interviste reali e situazioni realmente accadute. Un’opera che attraversa il genere e il corpo, l’interiorità e le azioni individuali per tentare di illuminare il labirinto che si spalanca al termine della frase «Io sono…».
Prefazione di Jonathan Bazzi
Traduzione di Chiara Elefante
Marcus Lindeen (Ängelholm, 1980) è autore e regista per il cinema e il teatro. Ha lavorato come giornalista culturale per la radio e la televisione svedesi e ha esordito nel 2006 con la pièce Ångrarna, da cui ha tratto il film Regretters (2010), vincendo con entrambi numerosi premi. Tra le sue opere ricordiamo i film Glorious Accidents (2011) e The Raft (2018), e gli spettacoli The Archive of Unrealized Dreams and Visions (2012) e A Generation Lost (2013). È artista associato del Piccolo Teatro.
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