Una donna si trasferisce in un sobborgo di Londra prima di partire per l’Europa dell’Est. Sceglie di vivere in un luogo in cui è ignota a tutti, e che le è del tutto ignoto. Non conosce nessuno, non conosce i nomi delle strade, né il sapore dei luoghi, né gli odori, i colori. Abita in un appartamento squallido, senza amore. Inizia a camminare lungo il corso del fiume Lea, nella periferia della città, al confine fra metropoli e campagna. Nelle sue passeggiate solitarie incontra vecchie fabbriche e case fatiscenti, inaspettati scorci di natura selvaggia e oasi coltivate ben in ordine, ma anche strani personaggi e i loro mondi – un ex acrobata con una maglia di paillette; un croato con una scatola piena di denti d’oro e la passione per Neil Young; ragazzi con i boccoli e la kippāh sul capo e altri con i dreadlocks; un tale chiamato «re di Springfield Park» che se ne sta con le braccia tese a richiamare i corvi. Accumula osservazioni, oggetti, fotografie. Non cerca nulla, ma ogni cosa la trascina nel gorgo dei ricordi degli altri fiumi che hanno scandito la sua vita: dal Reno, dove è cresciuta, al San Lorenzo, nell’America del Nord; dalle sponde dell’Oder al Gange. A ogni ansa il paesaggio si sovrappone alle tracce della sua storia, fino a che non è più possibile distinguerli e i detriti della vita altrui si mescolano ai suoi.
Con una lingua che è tanto precisa quanto limpida, Sul fiume è un romanzo colmo di immagini intense e osservazioni poetiche; una flânerie che procede per tappe, evocazioni e sensazioni; un’ode alla natura, alle terre di confine e alla caducità di tutte le cose umane.
Traduzione di Silvia Albesano
«Come nelle opere di W.G. Sebald, Esther Kinsky ricostruisce il passato attraverso il paesaggio.»
The New Yorker
«Un libro da assaporare per le precise descrizioni di paesaggio e tempo, per quell’interesse verso i detriti della vita degli altri che spesso trascuriamo.»
The Guardian