Il patriarcato sembra ormai tramontare come forma di dominio sulla mente e sul corpo delle donne, che ovunque nel mondo fanno rete, inventano forme di lotta, denunciano prevaricazioni e violenze. Eppure le istituzioni politiche, culturali e religiose sono ancora largamente dominate da logiche monosessuate e da una misoginia spesso inconsapevole.
Nessuna riforma istituzionale può essere efficace se non si realizza una convivenza nuova tra uomini e donne. Questa può nascere soltanto rivoluzionando il modo di intendere il concetto di sovranità, che deve essere radicalmente diverso da quello che ha orientato prima l’assolutismo monarchico, poi la democrazia rappresentativa e, infine, i tentativi di contenere la disgregazione degli stati-nazione.
In Sovrane, Annarosa Buttarelli interpreta pensieri, pratiche e politiche create da donne che nella storia hanno consolidato la propria autorità, basata sul principio ordinatore delle relazioni umane e regolata dalle leggi della vita più che dal diritto maschile, dalle gerarchie o dallo strapotere del denaro. Si compone così una galleria di ritratti brillanti, donne protagoniste che hanno indicato una via «differente» di fare politica e di governare. Da Elisabetta del Palatinato a Ildegarda di Bingen, da Elisabetta I a Cristina di Svezia, fino alle Preziose, dame dell’alta società francese che tra Seicento e Settecento sperimentarono un modello di socialità in cui, più che le armi o il censo, contava la finezza del pensiero e della condotta. Un modello in cui le donne potevano essere finalmente sovrane. Agli esempi illuminanti del passato si affiancano due esperienze contemporanee: le battaglie contrattuali delle operaie tessili di Brescia e l’amministrazione di Graziella Borsatti, sindaca di Ostiglia, due casi di possibili vie di fuga dall’ideologia della rappresentanza, dal prevalere della quantità sulla qualità, dal dominio della funzione manageriale e dell’organizzazione tecnocratica del lavoro.
Nell’operato di queste donne coraggiose e consapevoli si distingue la potenza liberatrice dell’autorità, purché questa mantenga la sua radice femminile e il suo ambito sapienziale, e la libertà sia intesa come recupero della priorità politica ed esistenziale delle relazioni – la trama che sostiene le nostre vite. Perché solo l’autorità femminile può originare una pratica della sovranità capace di rigenerare le istituzioni pubbliche. E di governare il mondo senza appropriarsene.
Annarosa Buttarelli insegna Filosofia della storia all’Università di Verona e dal 1988 fa parte della Comunità filosofica Diotima. Impegnata da anni nel pensiero e nella politica della differenza, è autrice di numerosi saggi e curatele, tra cui Duemilaeuna. Donne che cambiano l’Italia, con Luisa Muraro e Liliana Rampello (Pratiche 2000); Una filosofa innamorata. María Zambrano e i suoi insegnamenti (Bruno Mondadori 2004); Il pensiero dell’esperienza, con Federica Giardini (Baldini Castoldi Dalai 2008).
scopri di più sull'autorecarrello
torna allo shop
Checkout
TORNA AL CARRELLO
RIEPILOGO