Cos'è davvero il progresso? Nel corso della storia dell'umanità, il cambiamento tecnologico – che si tratti dei miglioramenti agricoli nel Medioevo, della Rivoluzione industriale o dell’odierna intelligenza artificiale – è stato visto come il principale motore della prosperità, qualcosa da cui avremmo tratto solo vantaggi. La realtà, però, si è sempre rivelata più complessa. Nel XIX secolo, l’introduzione della sgranatrice aumentò enormemente la produttività della coltivazione di cotone e trasformò gli Stati Uniti nel suo primo esportatore mondiale, ma allo stesso modo intensificò la ferocia dello schiavismo e della segregazione razziale.
A partire da esempi come questo e guardando alla contemporaneità, Daron Acemoglu e Simon Johnson sfatano il mito del tecnottimismo moderno. È vero: ce la passiamo enormemente meglio dei nostri antenati, ma gli ultimi mille anni hanno visto la diffusione di invenzioni che non hanno affatto portato al benessere collettivo e i risultati sono sotto i nostri occhi. Una visione nuova e più inclusiva della tecnologia potrà emergere solo se prendiamo coscienza del nostro potere sociale, lottando per fare in modo che le innovazioni siano al servizio di tutti.
Acemoglu e Johnson scrivono un manifesto per una società migliore, insistendo sulla necessità di assicurarci che la tecnologia crei nuovi posti di lavoro e nuove opportunità, anziché emarginare la maggior parte delle persone, attraverso il lavoro automatizzato e la passività politica. Solo così potremo realizzare il vero potenziale del progresso, ripensando la teoria economica in modo rivoluzionario.
Traduzione di Fabio Galimberti e Paola Marangon
Daron Acemoglu (Istanbul, 1967) è un economista e professore di Economia al MIT e si occupa di ricerca sulle origini storiche della prosperità e della povertà e sugli effetti delle nuove tecnologie sulla crescita economica, l’occupazione e la disuguaglianza. Il Saggiatore ha pubblicato Perché le nazioni falliscono (2013) e La strettoia (2020).
scopri di più sull'autoreSimon Johnson (Sheffield, 1963) è professore di Imprenditoria presso la Sloan School del MIT, dove è a capo del gruppo Global Economics and Management. Precedentemente è stato economista capo del Fondo monetario internazionale, dove ha lavorato per trent’anni alle crisi e alle riprese economiche globali.
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