Stai viaggiando nel cosmo con la tua astronave. All’improvviso ti trovi di fronte a una totale assenza di luce: un buio su sfondo nero circondato da stelle, una misteriosa oscurità in apparenza priva di massa che ti attrae, per sfuggire alla quale devi aumentare gradualmente la potenza dei retrorazzi. Non devi oltrepassare il punto di non ritorno, quello dopo il quale, per salvarti, dovresti spingere i motori fino a superare i 300 000 chilometri al secondo della velocità della luce. Perché niente è più veloce della luce, e quindi inizieresti a precipitare all’infinito.
Questo è solo uno dei motivi per cui, prima di avventurarci da soli nello spazio, sarebbe essenziale farci un’idea della natura delle più grandi bizzarrie cosmiche attraverso questo Manuale di sopravvivenza ai buchi neri. Janna Levin parte da ciò che possiamo osservare stando seduti sul nostro divano di casa per arrivare a illustrare le proprietà dei buchi neri e il funzionamento del nostro universo. Cosa succede quando siamo in caduta libera in uno spazio piatto come un buco nero? Cosa ne è della nostra percezione del tempo e del movimento? Einstein ammise di non capire il modello standard della gravità e, immaginando di cavalcare un raggio di luce, giunse a formulare la teoria della relatività che ha permesso di pensare l’esistenza dei buchi neri prima ancora di poterli osservare empiricamente: conoscere l’universo è viaggiare nella tana del Bianconiglio, dove i vincoli della matematica diventano uno strumento per liberare la creatività, fondendo fantasia e deduzione.
Perché la comprensione della realtà passa per l’attraversamento del buio più scuro: solo così si può vedere cosa c’è dall’altra parte del nulla.
Traduzione di Giovanni Malafarina
Janna Levin (1967) è professoressa di Astronomia e fisica al Barnard College della Columbia University e direttrice scientifica del centro Pioneer Works di Brooklyn. Ha pubblicato, tra il resto, il romanzo A Madman Dreams of Turing Machines (2006) e il saggio Black Hole Blues and Other Songs from Outer Space (2017). Il Saggiatore ne ha tradotto nel 2003 Come all’universo sono venute le macchie.
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