In un centrosud fantasmagorico e in un presente dilatato, mentre l’anziano Papa R sta morendo in diretta su tutti gli schermi della nazione, una ragazza è preda della narrazione di un calvario psichico, fatto a sbalzi come la geografia immaginifica che si trova ad attraversare. Dalle case di un’anonima quanto sapienziale frazione, Masserie di Cristo, la protagonista trascina un titanico racconto alla ricerca di un corpo scomparso – quello della madre, recatasi all’ospedale dove è infermiera e sicuramente uccisa, già uccisa, nella certezza psicotica della testimone che tutto narra. Errabonda, disperata e veggente, tra incontri mitologici ed esperienze apocalittiche, questa ragazza in preda a un disturbo ossessivo compulsivo attraversa rade, campi calvi, dirupi, balze, torrenti, si inerpica su chine pericolose, penetra clandestina in antri magici arredati misteriosamente, mentre in video il morente Vicario continua a sopravvivere, ipnotizzando il suo popolo con il semplice ritmo del suo cuore indebolito e sciamanico.
Fatti sconvolgenti, apparizioni che aprono brecce nel tessuto della realtà, architetture non euclidee colpiscono a raffica il lettore: obelischi eretti in memoria di stragi mai avvenute, sculture di pietre ferine, cimiteri dalle tombe cancellate, animali mutanti, fatti indicibili e un profluvio di carne pronta al proprio destino di putrefazione graduale e immedicabile. Nella marea montante di questa carne, si aggira come uno spettro la protagonista disperatissima e impossibilitata a mettersi in contatto con la madre: il più semplice e amoroso dei rapporti che si complica in una quête metafisica e ostacolata dall’incrocio di molti destini, cani licaoni e personaggi trapassati che riprendono corpo non avendo perduto l’anima, mentre al centro del libro dorme un sonno segreto l’immane animale che regge le sorti del cosmo…
In questa discesa per infera ad infera, si erige uno dei più sorprendenti esordi letterari dell’attuale narrativa italiana. Andrea Gentile impegna allo stremo la propria tenuta emotiva, catapultandoci in un’abnorme descrizione del territorio cerebrale e del significato della storia e degli universali, stracciati in quanto bersagli della narrazione e venerati in quanto sacre reliquie del fenomeno umano. Ricorrendo a una lingua conturbante per musica e sapienza, si costruisce un diario perpetuo che somiglia alle «croniche» fantastiche da territori dove il sogno si intesse col dramma mortale, cruento e mai definitivo. Talento immaginifico e plurilinguistico, Gentile si allinea alla nostra contemporaneità, che produce oggetti narrativi non identificati, rovesciando le strutture e alterando le percezioni: ponendo la volta delle stelle sotto i nostri piedi di viaggiatori mentali, ovverosia di lettori legittimati dall’autore a tornare a lande di incubo e di trasognate verità.
Andrea Gentile
Andrea Gentile (Isernia, 1985) è autore de L'impero familiare delle tenebre future (Il Saggiatore 2012) e Volevo tutto. La vita nuova (Rizzoli 2014).
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Rassegna stampa
Se lo scrittore fa il giornalista
Corriere fiorentino
09 maggio 2021