James Joyce è considerato uno dei giganti della letteratura di ogni tempo. E l’Ulisse è ritenuto un’opera-mondo, uno di quei capolavori che nessuno può ignorare. Ma quanto vale per Ulisse e per Finnegans Wake – testi che trasformano gli elementi caotici dell’esistenza in arte – si scopre essere vero anche quando si avvicinano quegli scritti di Joyce, come le lettere, apparentemente non destinati a esser ricevuti da altri che dai loro diretti destinatari: quasi per una mistica alchemica, la vita si trasmuta in arte, e l’arte di Joyce fuoriesce dalla letteratura. Le Lettere, che compongono la prima parte di questo volume, coprono l’intero arco della vita di Joyce – dalla paralisi di Dublino alla fuga in Italia con Nora, dall’esilio volontario a Trieste e Roma alla maturità trascorsa tra Parigi e Zurigo, dalla lotta intransigente con l’editore Grant Richards per la soffertissima pubblicazione di Gente di Dublino al riconoscimento internazionale grazie all’impegno di Ezra Pound – e si presentano come sua ideale autobiografia; al contrario, i Saggi – che si tratti di un vibrante pezzo sul provincialismo nazionalista irlandese, di una stroncatura degli ultimi romanzi pubblicati al di là o al di qua della Manica, del testo di una conferenza su William Blake o di un frammento sulla Poetica di Aristotele – ci consentono di incontrare il Joyce giornalista, il Joyce politico, il Joyce critico letterario: in una parola, il Joyce pubblico. Curata da Enrico Terrinoni, Lettere e saggi è un’opera monumentale, che consente una prospettiva assolutamente inedita sulla vicenda umana e intellettuale di James Joyce: non solo, infatti, queste scritture custodiscono al proprio interno i semi da cui scaturiranno i grandi capolavori in prosa – autentico spartiacque nella storia della letteratura –, ma al tempo stesso introducono il lettore al laboratorio in cui Joyce, da vero artigiano della parola, non smise mai di dare forma alla materia prima della sua arte: la sua vita intima di uomo; la vita dell’Omero del Novecento, un autore la cui grandezza né la moda né il logorio del tempo potranno mai scalfire.
James Joyce è nato a Dublino il 2 febbraio 1882 e morto a Zurigo il 13 gennaio 1941.
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