La fabbrica del consenso è una dimostrazione, chiara e illuminante, di come la manipolazione delle notizie da parte del potere – politico, economico e culturale – plasmi l’opinione pubblica. Un’opera che vuole farsi portatrice di un’accusa ferma e inquietante: anche nei paesi considerati fari della democrazia, l’indipendenza e la neutralità dei media sono costantemente minate.
Ovunque, ci rivelano Chomsky e Herman, la comunicazione, anche quella considerata più imparziale, cela sempre in sé la morsa della propaganda. Gli esempi citati sono molteplici: nelle elezioni in Nicaragua dei primi anni ottanta, l’intromissione degli Stati Uniti era giustificata dalla narrazione di uno stato meno democratico dei paesi confinanti; nel complotto Kgb-Bulgaria per l’uccisione di Giovanni Paolo II, i media hanno strumentalizzato la disinformazione; lo stesso è accaduto nelle guerre di Indocina, in cui per la prima volta nella storia l’esito di un conflitto non è stato deciso in battaglia ma sulla carta stampata e sugli schermi televisivi.
Secondo la seminale analisi di Chomsky e Herman, sono i potenti a fissare le premesse del discorso pubblico: sono loro a decidere che cosa dobbiamo vedere e di cosa dobbiamo dibattere, su cosa polarizzarci e cosa sottostimare, e tutto questo grazie al regolare controllo sui media, i quali presentano così il mondo in accordo con i loro interessi economici. Ovunque non si vigila sull’informazione, ci ammoniscono gli autori, da cane da guardia della democrazia essa si trasforma in giullare delle élite: e quando la nostra libertà sarà in pericolo, non ci aiuterà una risata.
Traduzione di Stefano Rini
Edward S. Herman (Philadelphia, 1925- 2017) è stato un economista e critico dei media, professore emerito presso la Wharton School of Business della University of Pennsylvania. Ha pubblicato diversi titoli assieme a Noam Chomsky.
scopri di più sull'autoreNoam Chomsky (Philadelphia, 1928) è considerato uno dei massimi linguisti contemporanei. Autore di numerosi saggi politici, tra le sue opere il Saggiatore ha pubblicato Stati falliti (2011), La scienza del linguaggio (2015) e Capire il potere (2017).
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